Sul settimanale “La Libertà”di Reggio Emilia … “Natività Distanziata”

L'immagine può contenere: 5 persone

Un polittico ,dipinto su nove tele ,   di Caterina Di Caterino è in esposizione

fino al 31 Gennaio 2021

nella Chiesa del Buon Pastore a Reggio Emilia

 

 

Spaced nativity/Natività distanziata

Sarà Natale anche quest’anno, nella chiesa del buon pastore a Reggio Emilia come in tutte le chiese del pianeta.
Proprio in tempi storici pandemici come questi, che gli artisti hanno l’opportunità, con tutta la loro umanità, di connettere e sondare la tensione di ricerca artistica e spirituale alla propria religione.

In quest’ottica, l’artista e cristiana, Caterina DI Caterino, napoletana di nascita ed Emiliana d’adozione, solcando la tradizione del presepe Napoletano, e di tutta la cultura che a partire da Giotto, nel narrare il mito cristiano studia l’umanità presente, ha inserito nel fulcro del presepe su tela, già presentato lo scorso natale, due tele con dei personaggi

contemporanei, non più di sei per tela, il distanziamento sociale questo Natale sarà imperante.
Nel polittico pittorico ci sono autorevoli personalità pubbliche come il premier Conte, Papa Francesco e il cardinale Comaschi, ma anche delle figure dell’universo intimo e familiare dell’artista, che passerà questo natale distanziata dai suoi cari, con i quali idealmente si ricongiunge a distanza con questo presepe, non a caso tra i personaggi rappresentati con Papa Francesco, il premier Conte, e la stessa artista con una delle gatte che da sempre animano e accompagnano i suoi spazi privati domestici, ci sia anche io, il fratello, la famiglia resta sempre comunità, anche quando distanziata resta mistero dell’origine e ricerca del senso della propria esperienza terrena attraverso la fede.

 

 

Il silenzio che crea


La risposta di Franca , mia sorella , tramite whatsapp , alla mia domanda che cosa pensasse del mio ultimo lavoro è che :  non capisce i colori .  Ah  bene! – mi sono detta , un pò scontenta , forse lei non conosce l’esperienza dei Fauves  ,  il rosso del cielo e del mare le sembrano colori  innaturali , fuori dall’usuale. Allora le invio una foto,  presa dal web, di un tramonto , quando realmente il cielo e il mare sono rossi  . Lei , si scusa  con molto garbo , come sempre lei sa fare ,  mi dice di non riuscire a giudicare con libertà e certezza, avverte nell’opera una certa inquietudine nel tramonto e nella presenza, quasi surreale ,  concentrata degli uccelli e dei pesci .  E come  nei suoi pensieri , anche nel mio lavoro avverte la presenza inquietante del corona virus , non riesce a liberarsene , l’infezione è  sempre in agguato , vorrebbe distrarsi , divertirsi , ma non riesce , le manca quella forza, quella  spensieratezza , quella libertà , che forse solo con la fine della pandemia potrà raggiungere .

ll volo dei gabbiani ”  L’opera consiste in un trittico , acrilico su cartone , di cui ogni pannello misura cm 58 xcm 48

Riconosco che l’analisi di Franca sul mio lavoro  non è  distante dalla mia -Niente di tutto questo era stato personalmente previsto  o programmato .  Il contenuto del dipinto è il risultato di un progredire  spontaneo  , senza struttura , senza progetto , senza disegno di base ,  un ‘evoluzione istintiva che ha sorpreso anche me

Dipingere in questo periodo di isolamento è stato di gran sollievo . la mia cura, la terapia efficace per superare la criticità del  covid 19 . Soddisfatta per essermi isolata e anche divertita ,  nel mio  angolo dei colori, ho ingannato il tempo e la pandemia , ma non il mio inconscio  , i miei timori le mie paure emergono  dall’insistenza sui gabbiani , dai loro voli , le diverse direzioni, nessuno di loro è uguale all’altro , una ricerca inquietante e smaniosa di libertà  , di varcare il confine oltre il paesaggio, voglia di mondi nuovi e  diversi . Per questo, con lealtà ,  l’analisi di Franca , inizialmente per me sconcertante , è quella che poi più si avvicina  al vero .

L’opera , prima del corona virus : era una veduta panoramica del Vesuvio , mare e cielo . Un’ icona generica partenopea da stampare per sempre dentro di me in un momento in cui  si progammava la vendita della casa per stabilirci al nord vicino mia figlia. Ma il risultato così semplice semplice non mi piaceva e dopo le smorfie di Pascal , l’esperto di casa, nel vederla , l’avevo anch’io  ripudiata , con il proposito di modificarla in tempi successivi .

Con l’arrivo della pandemia e ” io resto a casa” quale attività migliore per riempire le giornate , se non quella di riprendere il mio panorama ? Riprendo i pennelli e aggiungo,  in primo piano , delle piante grasse , quelle che ho sul balcone di casa. Elementi vivi e transitori, tra la mia abitazione , spazio privato e lo spazio di fronte  , libero , eterno ed immutabile , le piante alle quali presto quotidianamente  tutta la mia attenzione e la mia fiducia perchè  esempio di forza, di ripresa , di fioritura, di rinascita .  L’opera comincia a piacermi  , ma manca qualcosa , qualcosa che dia più dinamismo , qualcosa che aiuti a guidare gli occhi  verso l’orizzonte ,  che dia vivacità . Aggiungo quindi  i gabbiani. Prima in numero di tre , poi cinque , poi sette , qualcuno più vicino, e anche più grande, poi diventano nove, undici ed infine tredici .Più passano i giorni , chiusa in casa , e più il numero dei gabbiani aumenta , di volta in volta, lo spazio si riempie , forse troppo , ” horror vacui” ? Non so ….e qui c’è stata la sorpresa , il risultato della mia ricerca.

 

Non mi sono mai piaciuti gli uccelli , in particolare i gabbiani. L’esperienza di qualche anno fa, ha lasciato un ricordo  spaventoso : Puffy , la bellissima mia cagnolina,  abbaiava sul balcone , attirando l’attenzione di un gigantesco gabbiano che si avvicinò minaccioso. L’ apertura delle ali era enorme , mai visto una cosa simile in vita mia, e poichè altre volte avevo visto gabbiani afferare le colombe per poi mangiarle , mi sono spaventata ,  con immediato riflesso , spinsi dentro l’abitazione Puffy , chiudendo in fretta i battenti delle imposte. Con l’idea che i gabbiani all’occorrenza diventano anche rapaci, non avevo gran simpatia per loro  , ma tutt’altro. Venendo al tempo del corona virus , l’immobilità  , il deserto delle strade, il silenzio metafisico , che ha lasciato sconcertati tutti , la situazione nuova , diversa, mai vissuta da quando sono nata, hanno posto in me la domanda ” Ma gli uccelli , unici esseri  presenti  in questi spazi urbani  incantati, si saranno accorti di quello che sta succedendo ? Si saranno chiesti come mai solo loro , liberi , indisturbati sono padroni di scegliere cosa fare e dove andare? Affacciata al balcone è stata una emozione vederli volare , mi sembravano felici , sicuramente unici a rallegrarsi di questa situazione. E così ho voluto inserirli nel mio paesaggio considerandoli emblema della libertà. Ho dovuto documentarmi sulla loro forma , proporzione  ecc,  quello che mi ha colpito di più è la loro coda , non mi ero mai accorta che in volo l’ aprono a ventaglio e che la luce del sole rende le loro penne luminose e quasi trasparenti . Conferire slancio ai loro corpi ed energia alle loro ali, quando sono in volo, sospenderli nell’aria , evitando di appesantirli con il chiaro scuro è stata una ricerca entusiasmante , forse per questo ne ho aggiunti tanti alla composizione .

Mi sono distratta , ho avuto la mente impegnata , rivolta alla bellezza della creatività, mi sono lasciata guidare dall’istinto , consapevole della forza rigeneratrice  e del potere salvifico . Il momento storico  che stiamo vivendo è seriamente drammatico  ,  difficile  ritornare ad essere come prima . Incredibili e scandalosi,  alla luce dei fatti , tanti gli episodi tristi , ingiusti, negativi che stanno emergendo . Ci auguriamo  di uscirne fuori al più presto  ,  più forti , più coraggiosi , più altruisti  ………..tanto lo sappiano  basta iniziare , porre le basi e poi piano piano , lasciandoci guidare dai principi di solidarità e onestà , buon senso e  giusta dose d’ impegno , si ricostruisce tutto!!!

L’Accademia Nuragica a Capoterra

 

La grande scultura del Guerriero Nuragico è ancora in  fase  di realizzazione, presso il Comune di Capoterra ,ma già suscita grande interesse nella comunità locale e non solo.   Tantissimi gli elogi agli scultori : Barbara Ardau ,  Ignazio Cappai , Gianfranco Littarru , Jennie Baila, Mimmo Domenico Di Caterino, Francesco Dessi, Antonello Pilitti .Centinaia gli astanti curiosi e divertiti , che in questi mesi si fermano , si avvicinano , arrivano di proposito o anche solo di passaggio. Tante domande e tanta voglia di confrontarsi e sentiere le parole degli scultori all’opera. Tra il suono degli scalpelli e il fruscio del vento, si assiste alla nascita di questa scultura . Notevole anche la curiosità  per  lo sguardo del Guerriero,  rivolto verso La Maddalena Spiaggia….nei suoi occhi , infatti apparentemente distaccati e sbarrati  , si legge lo spirito protettivo di un grande padre nei confronti degli abitanti, che allontana tutte le malvagità, servendosi dello sguardo e del suo potente scudo . Ad onor del vero già  , come nelle sculture sacre di tutti i tempi , il pubblico si spinge a toccarlo,  percepisce anche in maniera inconsapevole , non solo  la sua funzione apotropaica , ma la consapevolezza di ottenere aiuto e sostegno . 

 Nei dipinti in basso      Mimmo Domenico Di Caterino   racconta simpaticamente la storia degli occhi del  Gigante Nuragico L'immagine può contenere: spazio al chiuso

 

La nascita ,a cielo aperto ,del Guerriero Gigante

A Capoterra  , zona della Maddalena , provincia di Cagliari si attende con ansia  la nascita del Guerriero Gigante.

Alto quattro metri , il Gigante  sta per uscire dal blocco di Trachite. Grazie al lavoro degli scultori : Antonello, Mimmo, Jennie, Ignazio e Barbara di Capoterra.Tutta la comunità della zona sostiene e assiste giorno per giorno , il faticoso lavoro degli scultori ,  poichè avviene a cielo aperto , sotto lo sguardo diretto degli abitanti , dei turisti e dello stesso sindaco , committente della grande opera .Tutti  quotidianamente possono assistere lo sviluppo dei lavori , anche chi non è del posto perchè ogni giorno alle ore 17,30 in diretta da Facebook , gli artisti presentano il loro lavoro svolto , co la presenza di notevoli personaggi e ospiti artisti musicali . Una nuova esperienza che riguarda la diretta relazione , senza equivoci o malintesi  . La consegna del lavoro finito e l’inagurazione della possente scultura è prevista per il  primo maggio 2019

Un regalo per gli amici dell’Arte

“The Other Academy” è un libro laboratorio di confine, sospeso tra dialettica e didattica, ragiona sull’importanza delle Accademie di Belle Arti, dall’unica città metropolitana Europea (e del mondo), ancora nel 2018, priva d’Alta Formazione Artistica. “The Other Academy” vuole essere anche un tentativo di svecchiamento dell’Alta Formazione Artistica Accademica Italiana, divenuta retroguardia Europea dal punto di vista culturale e formativo, eppure il modello Accademia di Belle Arti, nasce in Italia (per essere importato ovunque nel mondo) nella Firenze Rinascimentale Medicea.”https://www.booksprintedizioni.it/libro/arte/the-other-academy?fbclid=IwAR0B76GT6uJ9x9EKCzJ3Asqos20fMbLu1F6Q-3ggWj3y6AX3YcFZYSwfjQw

 

L'immagine può contenere: 2 persone, tra cui Maria Luisa Cuturi, persone che sorridono, spazio al chiuso

Ho perso più di un fratello

Ho perso più di un fratello;
ho perso un compagno di formazione;
ho perso un compagno di strada che conosceva la strada;
ho perso un compagno di lotta;
ho perso un frammento d’ideale comune;
ho perso una connessione col tempo;
ho perso una connessione con la mia memoria;
ho perso un pezzo della mia terra;
ho perso un pezzo della mia storia;
ho perso un pezzo della mia ricerca;
ho perso un mio riflesso;
ho perso un pezzo di me in relazione con gli altri;
ho perso chi poteva parlare per me;
ho perso chi poteva rispondere per me;
ho perso chi poteva naturalmente interpretare e comprendere i miei pensieri, non perché fossero i suoi, ma perché li capiva in quanto miei;
ho perso chi è stato sempre al mio fianco;
ho perso chi mi è stato sempre vicino e non ha mai giudicato e sempre compreso;
ho perso chi sapeva che il dialogo è fatto anche di silenzi e la parola soltanto uno spazio per sentirli;
ho perso chi riusciva a comunicare a me anche con altre vie;
ma questa volta qualcosa deve non avere funzionato,
il messaggio non è pervenuto, forse ero distratto e forse l’isola ti isola e ti disconnette dalla percezione del tempo che altrove scorre più veloce;
ho perso un alter ego, un’energia, una connessione col tempo, con lo spazio, con il linguaggio, con la percezione del presente;
ho perso consapevolezza d’essere custodita nell’altro,
ho perso un altro me.
Scrivo ho perso, in realtà abbiamo perso tutti, abbiamo perso tutti qualcosa di prezioso;
se questo fosse un mondo giusto, un sistema culturale giusto, un sistema che premia il talento (invece che tutte quelle stronzate che chiamano merito e professionalità), in questo momento si dovrebbero chiudere tutti gli eventi culturali e le esposizioni d’arte che celebrano l’effimero nulla;
l’Accademia di Belle Arti di Napoli dovrebbe chiudere per un giorno e con lei tutte le Accademie del mondo;
quando scompare un artista così, scompare un patrimonio dell’umanità, dovrebbero saperlo tutti, ricordarlo tutti e piangerlo tutti;
il suo valore dovrebbero riconoscerlo tutti, anche i suoi emulatori e imitatori, anche chi sulla sua ricerca costruiva il suo profilo professionale e conquistava cattedre Accademiche, facile fare gli artisti con le ricerche fatte del sangue degli altri;
niente era importante per lui quanto la sua dimensione artistica e quella era soltanto sua e nessuno potrà mai portargliela via;
nessuno potrà dire nel nome del suo mercato di essere arrivato prima di lui, non è vero, è un falso storico;

nessuno dovrà mai offenderne l’opera e l’operato, perché il suo lavoro è la Storia dell’Arte, la mia generazione è Gennaro Cilento tutto il resto sono stronzate da operette che non hanno niente a che vedere con la vita reale, con la reale anima dei luoghi, dei miei luoghi, di Napoli, della Sanità che resiste a tutto e si adatta a tutto.

Abbiamo perso qualcosa d’importante da continuare a difendere per sempre e chi non l’ha visto e/o compreso se ne può andare allegramente affanculo per quanto mi riguarda, da qui all’eternità, mi manchi Gennaro Cilento, mi è esploso l’inferno dentro, vorrei chiederti di tornare subito, prima che puoi, quando vuoi, ma torna…

Concorso Nazionale ARTE e COLLAGE 2017/2018

Oggi 2 marzo 2018 , partono le votazioni  del concorso Nazionale Artistico

Io ho votato per i lavori della scuola” Enrico Fermi ” di Reggio Emilia, istituto comprensivo  , dove gli studenti si sono impegnati con con serietà e motivazione,  guidati da  una persona speciale,  nonché carissima amica. Anche voi , se gradite, scegliete le opere che maggiormente vi attraggono . In palio due gite in una città d’arte . Vi ringrazio tutti con l’augurio e la speranza   che sarete in TANTI!

https://premiolyra.fila.it/gallery/?school_id=5510&edition_id=5124

2017-2018

I.C.Statale Enrico Fermi

partecipa al

CONCORSO NAZIONALE  ARTISTICO

-Ogni utente, avrà a disposizione un voto per elaborato
-Gli utenti maggiorenni potranno votare l’elaborato preferito dalle ore 08:00 del 02/03/2018 fino alle ore 23:59 del 09/03/2018


Per votare è necessario: • collegarsi al sito https://premiolyra.fila.it/e compilare il form con i dati richiesti e la Password elaborata dal votante stesso. • accettare il Regolamento del concorso cliccando sull’apposito check box • cliccare sul bottone “VOTA” posto accanto alle immagini presenti nella Gallery Accettando il Regolamento il votante: • rilascia il consenso al trattamento dei propri dati personali per finalità connesse al concorso • dichiara di essere maggiorenne al momento della partecipazione. Una volta espresso il proprio voto, sarà visualizzato un messaggio di conferma di registrazione del voto. Il totale dei voti accumulati da ciascun elaborato sarà visibile fino al termine del concorso tramite la visualizzazione di un contatore.

-Vi aspettiamo in tanti    Aiutateci a vincere –     GRAZIE

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

Eventuali informazioni rivolgersi alla prof. Di Caterino

L'immagine può contenere: spazio al chiuso

https://premiolyra.fila.it/gallery/?school_id=5510&edition_id=5124

 

Foto animata

IL SISTEMA DELL’ARTE in Italia non c’è mai stato

IL SISTEMA DELL’ARTE IN ITALIA NON C’È MAI STATO

Perché gli artisti Italiani in questo secolo in quanto a peso culturale sembrano non contare un cazzo?
Per evidenti questioni di mercato.

L’Italia è in questo momento stretta da una morsa economica che è quella che materializza il peso e le imposizioni della storia dei linguaggi dell’arte.
Da un lato ci sono le potenze economiche dell’arte e del suo sistema (Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Brasile, Paesi Scandinavi, Francia, Spagna e Corea), dall’altro le nazioni outsider come l’Albania, la Romania, il Sud Africa e la Tailandia, che sanno esportare i loro talenti artistici e farne portatori d’istanze politiche e socioantropologiche.
L’Italia è collassata davanti alla globalizzazione e non si è saputa muovere politicamente ed artisticamente ne in una direzione ne in un altra, in questo momento l’arte e la cultura sono serve del mercato e di ciò che confeziona ed impone dall’altrove, in tempi di crisi invece si sarebbe dovuta tutelare l’idea dell’artista residente da esportazione per capitalizzare il valore della propria arte e della propria cultura.
Tra provincialismo e globalizzazione la storia del mercato dell’arte Italiano contemporaneo è ferma all’arte povera ed alla Transavanguardia anni ottanta.
Gli artistar Italici come Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft, Francesco Vezzoli e Monica Boncivini, hanno costruito il loro profilo professionale all’estero, dove hanno la loro residenza principale.
Non esiste nessun artista italiano “internazionale” sostenuto da un sistema nazionale (che non c’è), o si emigra o si muore.
Non esistono spazi di ricerca e di condivisione dei linguaggi istituzionali no profit, non esistono gallerie realmente rilevanti a livello internazionale (simulano di esserlo), non esiste un collezionismo istituzionale strategico a sostegno del residente, insomma il nulla nelle onde del mercato…

Quale lezione di etica nell’antica civiltà romana

100_7553

La prima domenica del mese  ,com’è  noto, l’ ingresso in  tutti i musei statali è libero  , anch’io a Giugno sono stata al museo Archeologico di Napoli, vicino casa mia.   Conosco il Museo  come la mia casa  ,   ci andavo da ragazzina ai tempi del Liceo  ,( il mio insegnante di figura-disegnata  Rossomando , valente pittore del ” 900″  mi imponeva  esercizi grafici  ripetitivi con l’applicazione del chiaro-scuro di  statue greche e romane),fino alla nausea. Eppure , ogni volta che ci ritorno,  scopro con mia grande sorpresa,  cose nuove , di grande attualità e l’ emozione  mi prende come se fosse sempre la prima volta .Di recente hanno aperto una nuova sezione sui reperti archeologici di Pompei  , e qui , questa volta si è manifestata tutta la mia meraviglia  :  a partire dalle leggi scritte su lastre di bronzo ; figure scolpite su stele di pietra che ricordano il guerriero di Capestrano ;utensili domestici in vernice nera ( sembrano opere etrusche) e tante altre meravigliose cose ,  ma la cosa che mi ha sorpreso di più questa volta,  sono stati i grandi affreschi murari propagandistici,  con scritte di nomi e meriti dei candidati  eletti alle cariche pubbliche amministrative  Grazie a questa visita ho scoperto  tutto quanto segue …….

A Pompei , come in ogni altra città del mondo romano , il momento più importante della vita pubblica era rappresentato dell’elezione annuale dei magistrati municipali, i duoviri e gli aedilies. La propaganda dei candidati avveniva con “manifesti elettorali” ( programmata) dipinti sulle pareti esterne degli edifici, in cui non era il candidato a chiedere il voto ma i suoi sostenitori ( rogatores)100_7595

100_7596Questi manifesti erano dipinti a lettere capitali con il minio rosso o nero su un leggero strato di intonaco umido o su una velatura di calce diluita. Erano ovviamente preferiti gli edifici collocati nelle strade principali o nelle zone più frequentate. A scrivere erano professionisti, gli scriptores, che durante l’anno si guadagnavano da vivere dipingendo anche altri manifesti  di altro genere, annunci di feste, e spettacoli, vendite e locazioni. Essi operavano ad lunam , di notte, da soli o più spesso in piccole squadre, con precisa divisione dei compiti .Particolare cura era la messa nel tracciare il nome de candidato a lettere più grandi.

100_7593

100_7594

Immediato è stato il mio confronto con l’attuale situazione del sistema elettorale , che in questi giorni viene discusso in Parlamento  . Una legge proposta da abusivi nominati, colpevoli del peggio che si possa immaginare,  che giocano ai bussolotti per esprimere quello che dovrebbe semplicemente garantire la possibilità ai cittadini di esprimersi, ma che in realtà è la ricerca furbesca della formula tecnica migliore per prevalere sugli altri.