Lettera aperta a Draghi

Immagine

LETTERA DI UNA COLLEGA SALERNITANA A DRAGHI :in risposta alla sua affermazione populista del recupero del “tempo perso” in DAD“Gentile signor Draghi,Sono un’insegnante di Italiano e Latino, nel liceo classico di una cittadina della provincia salernitana. Ho capito che, se perfino Lei, neanche arrivato a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio, sente il bisogno di dire la sua sulla scuola, allora veramente non abbiamo alcuna possibilità di sopravvivenza.La scuola pubblica, nell’ultimo anno, ha compiuto un “salto” in avanti di almeno vent’anni, rendendo possibile e concreto quello che sembrava futuristico, fantascientifico.Collegi e Consigli online, video/ audiolezioni in chat, compiti caricati su piattaforme dedicate… Una rivoluzione copernicana, a costo quasi zero

Dico “quasi”, perché un prezzo c’era, e quello più alto lo hanno pagato gli insegnanti, gli studenti e le loro famiglie.Gli insegnanti, soprattutto.Difatti, con uno sforzo silenzioso, con umiltà, con coraggio, si sono rimboccati le maniche, e hanno inventato e realizzato – molto prima delle fumose linee-guida emanate dal ministero – una nuova modalità di “fare scuola”, mossi solo dal desiderio di non abbandonare i propri studenti, di conservare con loro la relazione personale, e soprattutto di preservare il progetto educativo con cui accompagnarli nella loro crescita culturale. E nel contempo di continuare a guadagnarsi con onestà il loro “congruo” stipendio. E mentre gli insegnanti (sempre loro, questi sfaticati!) si arrovellavano per cercare di non perdere uno solo dei loro allievi, sa cosa si scopriva ? Che l’ora di lezione, benché “ridotta” di un quarto d’ora (in ossequio alle norme di tutela della salute), rendeva almeno il doppio dell’ora canonica di 60 minuti. Eh sì, caro signor Draghi! La didattica a distanza ha giocoforza allontanato da sé tutti quegli eventi che ogni giorno, ogni santo giorno, invadevano le lezioni, “prelevando” i ragazzi, che venivano invitati a seguire conferenze su temi culturali, politici, sociali, a offrirsi come pubblico alla presentazione di volumi, ad assistere alle kermesses delle mille università che si mettevano in vetrina. I nostri ragazzi, merce da scambiare per ossequiare il politico, lo scrittore, lo scienziato di turno, in barba ai loro interessi, alle loro scelte. E così finalmente la scuola, da circa un ventennio venduta alla pseudo-politica del territorio, si è ripresa sé stessa! C’era veramente bisogno di un virus venuto da lontano? C’era veramente bisogno di 90.000 morti e non so più quanti ammalati e quanto dolore, per capire che una svolta era indispensabile e soprattutto possibile? L’amarezza più grande, oggi, è leggere quanto ha sostenuto a proposito del “recupero” del tempo perso in dad. La frustrazione più bruciante è capire che anche lei, nonostante i suoi titoli, il suo curriculum, è caduto nella trappola di dire la sua, senza interpellare chi nella scuola vive, opera, soffre quotidianamente. E soprattutto gioisce: per la bellezza, per la creatività, per l’empatia, per l’eterna giovinezza di un mestiere meraviglioso, nonostante tutto. Nonostante Lei.

Cordialmente, Nunzia Pendino

Tutti decidono come se il personale scolastico non esistesse….!! Eppure ,quando occoŕre come in questa pandemia, senza che nessuno indicasse il da farsi, i docenti in particolare si sono prodigati in tutto e per tutto!!! .. Pensassero di ridurre il numero degli alunni per classe, dare strutture più adeguate e non essere costretti a misurare il centrimeto per fate entrare i banchi, nominare per tempo debigo gli insegnanti e non ad anno iniziato e così via….!!! Dare un tempo di qualità e non di quantità!!!

Immagine

La teoria dei girasoli

Conoscete la teoria che riguarda i girasoli? Seguitemi bene perchè è anche la mia teoria . I girasoli sono dei fiori particolari, nascono, vivono e muoiono per il sole. Così come alcune persone che io chiamo girasoli, loro vivono per l’amore, amano la vita, amano l’amore in tutte le sue forme, sono persino un pò attratte dalla sofferenza, come il fiore che vive di tristezza quando il sole va via. Le persone girasole sono persone particolari, le noti subito perchè hanno una strana luce dentro gli occhi e sono belle,belle da morire e lucenti, come un fuoco che arde. È difficile spegnere certe persone,a volte si spengono da sole, mai per gli altri e hanno questa capacità di illuminare ogni cosa che hanno intorno. Fateci caso,a volte ci sono delle persone che incontrate e vi sentite migliori, perché loro questo fanno, vi fanno sentire qualcos’altro, qualcosa di buono, qualcosa che brilla. I girasoli illuminano ogni posto in cui mettono piede. Sono fatte così loro. Non puoi non amarle, non puoi spegnerle, non puoi non brillare accanto a loro. Sono dei fiori, ma profumano di cielo.

Sul settimanale “La Libertà”di Reggio Emilia … “Natività Distanziata”

L'immagine può contenere: 5 persone

Un polittico ,dipinto su nove tele ,   di Caterina Di Caterino è in esposizione

fino al 31 Gennaio 2021

nella Chiesa del Buon Pastore a Reggio Emilia

 

 

Spaced nativity/Natività distanziata

Sarà Natale anche quest’anno, nella chiesa del buon pastore a Reggio Emilia come in tutte le chiese del pianeta.
Proprio in tempi storici pandemici come questi, che gli artisti hanno l’opportunità, con tutta la loro umanità, di connettere e sondare la tensione di ricerca artistica e spirituale alla propria religione.

In quest’ottica, l’artista e cristiana, Caterina DI Caterino, napoletana di nascita ed Emiliana d’adozione, solcando la tradizione del presepe Napoletano, e di tutta la cultura che a partire da Giotto, nel narrare il mito cristiano studia l’umanità presente, ha inserito nel fulcro del presepe su tela, già presentato lo scorso natale, due tele con dei personaggi

contemporanei, non più di sei per tela, il distanziamento sociale questo Natale sarà imperante.
Nel polittico pittorico ci sono autorevoli personalità pubbliche come il premier Conte, Papa Francesco e il cardinale Comaschi, ma anche delle figure dell’universo intimo e familiare dell’artista, che passerà questo natale distanziata dai suoi cari, con i quali idealmente si ricongiunge a distanza con questo presepe, non a caso tra i personaggi rappresentati con Papa Francesco, il premier Conte, e la stessa artista con una delle gatte che da sempre animano e accompagnano i suoi spazi privati domestici, ci sia anche io, il fratello, la famiglia resta sempre comunità, anche quando distanziata resta mistero dell’origine e ricerca del senso della propria esperienza terrena attraverso la fede.

 

 

Ischia- street art illumina il centro di Forio

Si è rivelata un vero e proprio successo l’iniziativa che ha portato un’esplosione d’arte nel Comune del Torrione con una originale interactive performance

l centro di Forio si anima di nuovi colori grazie al Lockdown/Social  di Ischia Street Art, il nuovo intervento urbano che, sabato 30 maggio, ha portato un’esplosione d’arte nel pieno centro dell’isola.

Lockdown/Social ha visto il gallerista attivista Salvatore Iacono, ideatore e fondatore di Ischia Street Art Gallery, esibirsi in un’interactive performance che ha dato vita all’urban exhibition dell’”artivista” Mimmo Di Caterino, presentata da un testo critico del celebre street artist inglese Banksy.

L’ex

ibition, nata dall’esigenza di denunciare il lockdown e il periodo di isolamento connesso al distanziamento sociale, pone interrogativi sullo stato dell’arte e sul futuro degli artisti, in particolare degli street artist, in questo delicato momento storico, sottolineando come l’arte può resistere a ogni forma d’arresto imposto, rendendola fruibile, sempre e ovunque, attraverso una mostra, permanente nella sua effimera temporaneità, accessibile a tutti e in qualsiasi momento. La performance di Salvatore, documentata video-fotograficamente con la presenza di un drone, si è conclusa con successo, realizzando il posizionamento, lungo tutto il traforo di via Giacomo Genovino, dei pannelli di plastica dipinti da Di Caterino nel periodo di quarantena, quando l’artista, costretto a un isolamento forzato, ha dato vita a una serie di opere che sono alla base di Lockdown/Social. I pannelli, incollati alla parete di cemento, non saranno più recuperati, lasciati al lavorio del tempo e alla naturale dissoluzione dei materiali, in uno spazio urbano che si trasforma continuamente, interagendo col tessuto culturale, sociale e tradizionale del posto.

Il lavoro che da anni svolge Salvatore Iacono con Ischia Street Art Gallery, una “non-galleria”, una galleria a cielo aperto, centro d’arte e luogo multi-operativo, promulgatore di una cultura artistica e di rilancio del territorio, attrattiva turistica e snodo centrale di aggregazione sociale, è un lavoro più che significativo, essenziale per l’intera comunità dell’isola ma anche per tutti quegli artisti socialmente impegnati che trovano nella gallery un modo nuovo per esprimersi.

ISCHIA STREET ART GALLERY

Ischia Street Art Gallery è il primo modello di galleria d’arte interattiva per il sociale al mondo, uno spazio underground dedicato a espressioni, cultura e concetti di arte urbana, un centro privato ma aperto a tutti che diviene luogo di riflessione, di provocazione senza censure, di dialogo, perché no, di conflitto aperto e addirittura strumento di rieducazione civica. Uno spazio espositivo che supera il concetto di galleria d’arte anche perché il visitatore non è più un’ombra vagante e sconosciuta che conserva e porta via con sé le proprie emozioni, ma viene coinvolto in prima persona e da elemento passivo diviene attivo avendo la possibilità di “taggare” direttamente sulle superfici già utilizzate dagli artisti una traccia delle sue impressioni, esprimendo la propria creatività con la stessa immediatezza di una scritta-simbolo-messaggio che si può trovare nei bagni delle scuole, nelle gallerie e sui treni delle metropolitane, in certi posti meno esposti alla vista di tutti come sottopassaggi, stazioni ferroviarie, pareti delle celle delle prigioni, addirittura su alcuni monumenti o all’interno di edifici storici. In maniera civile o incivile la gente tende ad apporre un segno, una testimonianza del proprio passaggio o a dichiarare le proprie sensazioni di un momento particolare persino sulla corteccia degli alberi. Da questo istinto ancestrale di comunicazione, in fondo, è nato il writing, il graffitismo e in ultimo la street art, e allora, perché non farlo in una galleria rendendola il “latore” autorizzato di un messaggio creativo?

I.S.A.G. intende presentare l’opera d’arte intesa non più come mera rappresentazione di una ricerca estetica o di espressione formale e neanche più come oggetto di speculazione di mercato e di investimenti finanziari, bensì veicolo di divulgazione diretta, manifesto di sdegno, di satira, di ironia, denuncia, strumento di militanza artistica nelle problematiche del sociale. Centro d’arte, luogo multioperativo non autorizzato, non ufficializzato da etichette o marchi commerciali e politici o di stato e quindi non strumentalizzabile I.S.A.G. nasce come percorso di idee e di emozioni. Promuove mostre, eventi, performance, tra cui un festival dedicato al Graffiti Writing ed alla Street Art nazionale ed internazionale che coinvolge in maniera esperienziale e creativa appassionati, gente del posto, turisti, studenti e bambini.

Napoli, capitale di un Regno

Ogni tanto qualcuno l’afferma con convinzione ,  la conosce bene , è  la propria città , ha le proprie radici ed io ne sono felice perchè  è la verità . Questa volta a parlarne è un famoso musicista , colgo l’occasione per ribadilo e trascrivo nel mio blog la notizia

Di Napoli non sanno niente, c’è una Napoli colta, dalla storia irripetibile, che non si conosce“. Parole del maestro Riccardo Muti, presente oggi nella città partenopea per l’apertura della mostra “Carta Bianca” al Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Girando in giro per il mondo combatto continuamente contro un luogo comune. Di Napoli non sanno niente, conoscono le sue bellezze, certo, ma c’è una Napoli colta, una Napoli di una storia irripetibile,che non si conosce” spiega il maestro. Molto spesso si parla della delinquenza napoletana. E ci si dimentica – prosegue Muti – che al mondo esistono città dove la gente muore numericamente ogni giorno molto di più che al Napoli. Ci sono state pubblicità negative che continuano a dominare e che oscurano la sostanza vera di una città unica al mondo. C’è un centro artistico che si mangia qualsiasi altra città al mondo“.

Un passato, secondo Riccardo Muti, un po’ troppo dimenticato e non coltivato a dovere: “Quanti oggi si rendono conto a Napoli di avere un tale passato – si chiede – come napoletano che gira il mondo mi ribello sempre a questa immagine folcloristica della città che viene portata avanti, con delle canzoni che si piangono addosso, cantate non come dovrebbero essere cantate, ma urlate, e con l’immagine di spaghetti, pomodoro e mamma. La verità è che non abbiamo fatto molto per portare l’attenzione del mondo su Napoli. È vero, c’è l’attenzione di quelle poche persone nel mondo che conoscono il valore di Napoli, ma dobbiamo fare molto di più per comprendere che si fa parte di una storia e di una città dove si può ripercorrere tutta la storia dell’umanità dai Greci fino a oggi: quale altra città può metterci in contatto fisicamente con la storia dell’umanità, se non Napoli? Se l’America avesse il Museo di Capodimonte lo conoscerebbe tutto il mondo e l’avvicinarsi a tale patrimonio sarebbe un atto di sacralità“.

L’Accademia Nuragica a Capoterra

 

La grande scultura del Guerriero Nuragico è ancora in  fase  di realizzazione, presso il Comune di Capoterra ,ma già suscita grande interesse nella comunità locale e non solo.   Tantissimi gli elogi agli scultori : Barbara Ardau ,  Ignazio Cappai , Gianfranco Littarru , Jennie Baila, Mimmo Domenico Di Caterino, Francesco Dessi, Antonello Pilitti .Centinaia gli astanti curiosi e divertiti , che in questi mesi si fermano , si avvicinano , arrivano di proposito o anche solo di passaggio. Tante domande e tanta voglia di confrontarsi e sentiere le parole degli scultori all’opera. Tra il suono degli scalpelli e il fruscio del vento, si assiste alla nascita di questa scultura . Notevole anche la curiosità  per  lo sguardo del Guerriero,  rivolto verso La Maddalena Spiaggia….nei suoi occhi , infatti apparentemente distaccati e sbarrati  , si legge lo spirito protettivo di un grande padre nei confronti degli abitanti, che allontana tutte le malvagità, servendosi dello sguardo e del suo potente scudo . Ad onor del vero già  , come nelle sculture sacre di tutti i tempi , il pubblico si spinge a toccarlo,  percepisce anche in maniera inconsapevole , non solo  la sua funzione apotropaica , ma la consapevolezza di ottenere aiuto e sostegno . 

 Nei dipinti in basso      Mimmo Domenico Di Caterino   racconta simpaticamente la storia degli occhi del  Gigante Nuragico L'immagine può contenere: spazio al chiuso

 

Un regalo per gli amici dell’Arte

“The Other Academy” è un libro laboratorio di confine, sospeso tra dialettica e didattica, ragiona sull’importanza delle Accademie di Belle Arti, dall’unica città metropolitana Europea (e del mondo), ancora nel 2018, priva d’Alta Formazione Artistica. “The Other Academy” vuole essere anche un tentativo di svecchiamento dell’Alta Formazione Artistica Accademica Italiana, divenuta retroguardia Europea dal punto di vista culturale e formativo, eppure il modello Accademia di Belle Arti, nasce in Italia (per essere importato ovunque nel mondo) nella Firenze Rinascimentale Medicea.”https://www.booksprintedizioni.it/libro/arte/the-other-academy?fbclid=IwAR0B76GT6uJ9x9EKCzJ3Asqos20fMbLu1F6Q-3ggWj3y6AX3YcFZYSwfjQw

 

L'immagine può contenere: 2 persone, tra cui Maria Luisa Cuturi, persone che sorridono, spazio al chiuso

Ho perso più di un fratello

Ho perso più di un fratello;
ho perso un compagno di formazione;
ho perso un compagno di strada che conosceva la strada;
ho perso un compagno di lotta;
ho perso un frammento d’ideale comune;
ho perso una connessione col tempo;
ho perso una connessione con la mia memoria;
ho perso un pezzo della mia terra;
ho perso un pezzo della mia storia;
ho perso un pezzo della mia ricerca;
ho perso un mio riflesso;
ho perso un pezzo di me in relazione con gli altri;
ho perso chi poteva parlare per me;
ho perso chi poteva rispondere per me;
ho perso chi poteva naturalmente interpretare e comprendere i miei pensieri, non perché fossero i suoi, ma perché li capiva in quanto miei;
ho perso chi è stato sempre al mio fianco;
ho perso chi mi è stato sempre vicino e non ha mai giudicato e sempre compreso;
ho perso chi sapeva che il dialogo è fatto anche di silenzi e la parola soltanto uno spazio per sentirli;
ho perso chi riusciva a comunicare a me anche con altre vie;
ma questa volta qualcosa deve non avere funzionato,
il messaggio non è pervenuto, forse ero distratto e forse l’isola ti isola e ti disconnette dalla percezione del tempo che altrove scorre più veloce;
ho perso un alter ego, un’energia, una connessione col tempo, con lo spazio, con il linguaggio, con la percezione del presente;
ho perso consapevolezza d’essere custodita nell’altro,
ho perso un altro me.
Scrivo ho perso, in realtà abbiamo perso tutti, abbiamo perso tutti qualcosa di prezioso;
se questo fosse un mondo giusto, un sistema culturale giusto, un sistema che premia il talento (invece che tutte quelle stronzate che chiamano merito e professionalità), in questo momento si dovrebbero chiudere tutti gli eventi culturali e le esposizioni d’arte che celebrano l’effimero nulla;
l’Accademia di Belle Arti di Napoli dovrebbe chiudere per un giorno e con lei tutte le Accademie del mondo;
quando scompare un artista così, scompare un patrimonio dell’umanità, dovrebbero saperlo tutti, ricordarlo tutti e piangerlo tutti;
il suo valore dovrebbero riconoscerlo tutti, anche i suoi emulatori e imitatori, anche chi sulla sua ricerca costruiva il suo profilo professionale e conquistava cattedre Accademiche, facile fare gli artisti con le ricerche fatte del sangue degli altri;
niente era importante per lui quanto la sua dimensione artistica e quella era soltanto sua e nessuno potrà mai portargliela via;
nessuno potrà dire nel nome del suo mercato di essere arrivato prima di lui, non è vero, è un falso storico;

nessuno dovrà mai offenderne l’opera e l’operato, perché il suo lavoro è la Storia dell’Arte, la mia generazione è Gennaro Cilento tutto il resto sono stronzate da operette che non hanno niente a che vedere con la vita reale, con la reale anima dei luoghi, dei miei luoghi, di Napoli, della Sanità che resiste a tutto e si adatta a tutto.

Abbiamo perso qualcosa d’importante da continuare a difendere per sempre e chi non l’ha visto e/o compreso se ne può andare allegramente affanculo per quanto mi riguarda, da qui all’eternità, mi manchi Gennaro Cilento, mi è esploso l’inferno dentro, vorrei chiederti di tornare subito, prima che puoi, quando vuoi, ma torna…

17 Marzo 1861: Unità d’Italia. Le verità nascoste e insabbiate

 

 

Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II

Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II

17 Marzo 1861: Unità d’Italia. Il giorno che secondo l’epopea risorgimentale ha liberato la penisola italica, e in special modo il Meridione, dallo straniero invasore ed oppressore per dare vita a un Regno libero, guidato dal piemontese Re “galantuomo” Vittorio Emanuele II. Formato grazie alle abilità politiche del conte di Cavour e a quelle militari dell’eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi,l’uomo che a capo di mille uomini e 3 cannoni riuscì a sbarcare in Sicilia e da lì fece capitolare strada facendo, e nel giro di pochi mesi, il Regno delle Due Sicilie con il suo esercito di 30.000 effettivi: un’autentica impresa, come c’è l’hanno raccontata i libri scolastici,  però ora a distanza di anni e con la consapevolezza di nuove verità  ……. è necessario  integrare a quello che ci hanno fatto credere una storia con più esatte informazioni.

Il Regno delle Due Sicilie, lungi dall’essere una nazione arretrata e governata dallo straniero, era uno Stato legittimo, sovrano e indipendente sin dal 1734-35, quando era ancora diviso nelle due corone di Napoli e Sicilia. Con i Borbone, il Sud divenne insieme all’Inghilterra e alla Francia il Paese più florido d’Europa, la meta finale e più preziosa del Gran Tour che fece dire a Stendhal nel 1817: In Europa ci sono due capitali: Parigi e Napoli”.

Le Due Sicilie vantavano vari primati, tra cui la costruzione della prima ferrovia italiana, la prima illuminazione a gas in una città italiana, il primo ponte sospeso in ferro in Italia, la prima fabbrica di locomotive e materiale ferroviario d’Italia, la prima Nazione a effettuare la raccolta differenziata e a costruire edifici antisismici, il primo osservatorio astronomico italiano.

I Borbone, inoltre, costruirono il più antico teatro operistico del mondo ancora attivo (il Real Teatro di San Carlo), la Reggia di Caserta, quelle di Portici e di Carditello, portarono alla luce gli Scavi Archeologici di Ercolano e Pompei, fondarono il conservatorio di San Pietro a Majella, l’Albergo dei Poveri, la Fabbrica di Capodimonte per le porcellane, le prime cattedre di astronomia ed economia, e… dopo aver terminato questo articolo, continuate a leggere qui.

Si capisce che una nazione, vantando così tanti orgogli, opere del genio del suo popolo e dei governi che le incoraggiavano, non potesse essere così arretrata come oggi comunemente si pensa. Il Regno delle Due Sicilie non era certo un paradiso, anzi era ben lontano dall’esserlo, tuttavia c’è da dire che le altre nazioni europee non se la passavano meglio. Il problema risiede nel fatto che si giudica con i parametri di oggi uno stato caduto nel 1861, non tenendo a mente che molte delle problematiche dell’allora regno borbonico erano presenti altresì in altri Paesi europei. Basti pensare a Charles Dickens e alle sue descrizioni delle impietose condizioni in cui versava la popolazione inglese nell’Ottocento.

 

Il reame savoiardo decise di invadere, senza dichiarazione di guerra, il Regno di Francesco II. Cugino di Vittorio Emanuele II il giovane re Borbone era appena salito al trono, prima di quanto fosse previsto, per la morte prematura di Ferdinando II suo padre. Vittorio Emanuele II fece passare come “autonoma” dalla politica sabauda la spedizione dei mille, mentre giurava amicizia a “Francischiello” e condannava le operazioni di Garibaldi.  

Nel frattempo venivano corrotti i generali ed alti ufficiali dell’esercito duosiciliano, i quali ordinavano ai propri soldati di arrendersi: ad esempio, circa 3000 soldati si ritirarono su ordine del generale Landi dopo aver quasi respinto gli uomini di Garibaldi, mentre in Calabria 10.000 uomini alzarono bandiera bianca senza sparare un solo colpo. Solo il popolo e i semplici soldati dimostrarono lealtà al legittimo re, sacrificando spesso la propria vita.

Garibaldi, arrivato nella capitale Napoli fu accolto dal prefetto Liborio Romano che mise a capo della polizia il camorrista Salvatore De Crescenzo, detto “Tore ‘e Crescienzo”, a cui fu affidato con i suoi uomini di mantenere l’ordine pubblico e supervisionare il plebiscito di annessione. La camorra, da fenomeno già esistente prima del 1861, di cui si servirono anche i sovrani borbonici per tenere sotto controllo le zone malfamate di Napoli, cominciò a quel punto il suo percorso di “istituzionalizzazione” e infiltrazione nei poteri di governo.

L’appoggio della malavita tuttavia l’eroe dei due mondi lo ebbe sin dall’inizio, quando in Sicilia si alleò con i “picciotti”. Lo stesso discorso fatto sulla camorra vale infatti anche per la mafia: i “mafiosi” altro non erano, infatti, che le guardie armate a difesa dei latifondi, ossia dei possedimenti dei proprietari terrieri. La stessa parola mafia, secondo Vincenzo Mortillaro nel suo Nuovo dizionario siciliano-italiano è una “Voce piemontese introdotta nel resto d’Italia ch’equivale a camorra”.

Giuseppe Garibaldi, successivamente, si pentì amaramente di aver fatto la campagna meridionale, rinnegando l’Unità d’Italia.

Perché invadere il Regno delle Due Sicilie? Non esistono adeguati fonti per spiegare le motivazioni di quanto avvenuto, ma soltanto delle supposizioni. Di certo il processo di unificazione non fu un movimento popolare, ma soltanto elitario, tanto che Massimo D’Azeglio ebbe a dire il celebre motto: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”.

Secondo le più comuni tesi del revisionismo del Risorgimento, l’unità italia fu dettata da motivazioni di tipo economico. Il Regno di Sardegna era allora gravato da un enorme debito pubblico: le numerose guerre intraprese nei decenni precedenti avevano portato, infatti, il Regno di Sardegna sull’orlo del fallimento. Nel Mezzogiorno invece l’economia era diversificata e sotto controllo, un lungo periodo di pace aveva favorito la stabilità economica. Il solo Regno delle Due Sicilie possedeva, nel 1860, una quantità di oro pari al doppio dell’oro di tutti gli altri stati della penisola italiana messi insieme, 60 volte superiore a quello dei Savoia.

La Storia stravolta e nascosta non termina qui però, perché c’è il capitolo degli stermini. Con l’invasione savoiarda le città meridionali eccidiate furono più di 100, in cui persero la vita migliaia e migliaia di civili compresi bambini e donnele quali furono prima stuprate: tra le stragi più efferate ci sono quelle che furono condotte a Bronte, MontefalcionePontelandolfo e Casalduni. Gli inglesi, nemici delle Due Sicilie che appoggiarono la campagna sabaudo-garibaldina, rimproverano l’eccessiva ferocia degli invasori.
I soldati dell’ex esercito duosiciliano che oggi sarebbero definiti “partigiani”, furono allora etichettati come “briganti”, fuorilegge da mettere a morte e con i cui corpi senza vita e le teste mozzate si fecero fotografare i carabinieri e i bersaglieri. I fautori dei massacri, quali Cialdini e Nino Bixio (conosciuto come “la belva” tra i contadini del Mezzogiorno) furono autori di crimini contro l’umanità che lo Stato Italiano ha eletto a eroi e Padri della Patria. Oggi, a oltre 150 anni di distanza, si sta cambiando nome alle strade intitolate al generale Cialdini, e non solo nel Meridione: Mestre, infatti, fu uno dei primi comuni ad approvare una delibera che cambiava nome a una piazza a egli intitolata.

Dall’unificazione in poi ebbe inizio il declino sociale ed economico del Mezzogiorno: Sicilia, Calabria e Puglia erano le prime 3 regioni della penisola per numero di operai nel 1860, oggi sappiamo in che condizioni si trovano. Nacque la questione meridionale per risolvere la questione settentrionale.
“Quando fu fatta l’unità d’Italia ,in Sicilia avevamo 8000 telai, producevamo stoffa. Nel giro di due anni non avevamo più un telaio. Funzionavano solo quelli di Biella. E noi importavamo la stoffa. E ancora oggi è così”. Così si è espresso Andrea Camilleri in un articolo apparso su L’Unità del 21 gennaio 2008.

Queste sono le parole Fëdor Michajlovič Dostoevskij sull’appena nato Regno d’Italia: “Per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, […] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!”.Ecco un ritratto allora diverso dell’Unità d’Italia, un ritratto che porta alla mente quello letterario di Dorian Gray, opera di Oscar Wilde, il cui viso dipinto riporta i segni di tutte le brutture e le corruzioni e che il suo proprietario nasconde così sotto un telo, per non renderlo visibile: come Dorian Gray, anche l’Italia deve finalmente squarciare un quadro fatto di menzogne. Solo rendendo giustizia alla Storia si può guardare avanti, solo riconoscendo gli errori del passato si può superare la rivalità tra Nord e Sud. Un Sud che merita, e deve pretendere, un risarcimento soprattutto morale e il riconoscimento di quanto abbia perso grazie a un’Unità d’Italia fatta male. L’unificazione forse sarebbe avvenuta lo stesso, sorretta dalla volontà popolare e non fondata su violenza e soprusi.

Non c’è niente da fare, Alexis de Tocqueville diceva che la storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie, in un certo senso vale a dire che la storia si ripete (N. Machiavelli).

VERGOGNA! – Questa è la vera storia d’Italia

Giancarlo Padula

85.000 persone uccise nel Meridione, 500.000 arrestate, molti delle quali deportate nei lager sabaudi a Finestrelle, località a 2000 metri in Piemonte, dove i prigionieri venivano sciolti nella calce viva; 62 paesi distrutti e incendiati. Tutti gli ordini religiosi soppressi da una legge dello Stato. Persecuzioni ai cristiani.
Questo è stato il Risorgimento italiano.
E’ bene finalmente sapere che il Risorgimento è stata un’invenzione a tavolino della massoneria internazionale e che i veri eroi dell’Italia non sono stati i vari Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Cavour, ma, se di eroi si deve parlare, questi furono gli insorgenti del Sud, invaso dalla orde massoniche dello stato sabaudo. Una vicenda taciuta, offuscata e manipolata, di cui ancora l’Italia paga durissime conseguenze.

Lo sapevate che Garibaldi si lasciò crescere i capelli perchè in Sud America violentò una ragazza che gli mozzò un orecchio con un morso?
Il tricolore era il simbolo della massoneria emiliana?
Tra i primi lager della storia ci sono quelli italiani?
Il trombettiere del generale Custer nella sconfitta di Little Big Horn
era un emigrato di Salerno?

In Italia è nato il gravissimo fenomeno dell’emigrazione. Una storia taciuta, insabbiata, distorta. In questa nostra società distratta e superficiale, assonnata o frastornante banalità, affollata da una miriade di mezzi di informazione e comunicazione che bombardano ogni giorno i nostri cervelli, questo è un libro che vuol far riflettere. Un giornalista autentico non si da pace finchè la verità non viene a galla. Il giornalista deve essere, sempre senza compromessi per la verità.
Costi quello che costi. Negli anni dell’Unità, i mezzi di comunicazione erano pochissimi e tutti manipolati dal potere, da un nuovo piccolo stato indebitato fino al collo è che ha voluto fare l’Italia con la forza.