Lettera aperta a Draghi

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LETTERA DI UNA COLLEGA SALERNITANA A DRAGHI :in risposta alla sua affermazione populista del recupero del “tempo perso” in DAD“Gentile signor Draghi,Sono un’insegnante di Italiano e Latino, nel liceo classico di una cittadina della provincia salernitana. Ho capito che, se perfino Lei, neanche arrivato a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio, sente il bisogno di dire la sua sulla scuola, allora veramente non abbiamo alcuna possibilità di sopravvivenza.La scuola pubblica, nell’ultimo anno, ha compiuto un “salto” in avanti di almeno vent’anni, rendendo possibile e concreto quello che sembrava futuristico, fantascientifico.Collegi e Consigli online, video/ audiolezioni in chat, compiti caricati su piattaforme dedicate… Una rivoluzione copernicana, a costo quasi zero

Dico “quasi”, perché un prezzo c’era, e quello più alto lo hanno pagato gli insegnanti, gli studenti e le loro famiglie.Gli insegnanti, soprattutto.Difatti, con uno sforzo silenzioso, con umiltà, con coraggio, si sono rimboccati le maniche, e hanno inventato e realizzato – molto prima delle fumose linee-guida emanate dal ministero – una nuova modalità di “fare scuola”, mossi solo dal desiderio di non abbandonare i propri studenti, di conservare con loro la relazione personale, e soprattutto di preservare il progetto educativo con cui accompagnarli nella loro crescita culturale. E nel contempo di continuare a guadagnarsi con onestà il loro “congruo” stipendio. E mentre gli insegnanti (sempre loro, questi sfaticati!) si arrovellavano per cercare di non perdere uno solo dei loro allievi, sa cosa si scopriva ? Che l’ora di lezione, benché “ridotta” di un quarto d’ora (in ossequio alle norme di tutela della salute), rendeva almeno il doppio dell’ora canonica di 60 minuti. Eh sì, caro signor Draghi! La didattica a distanza ha giocoforza allontanato da sé tutti quegli eventi che ogni giorno, ogni santo giorno, invadevano le lezioni, “prelevando” i ragazzi, che venivano invitati a seguire conferenze su temi culturali, politici, sociali, a offrirsi come pubblico alla presentazione di volumi, ad assistere alle kermesses delle mille università che si mettevano in vetrina. I nostri ragazzi, merce da scambiare per ossequiare il politico, lo scrittore, lo scienziato di turno, in barba ai loro interessi, alle loro scelte. E così finalmente la scuola, da circa un ventennio venduta alla pseudo-politica del territorio, si è ripresa sé stessa! C’era veramente bisogno di un virus venuto da lontano? C’era veramente bisogno di 90.000 morti e non so più quanti ammalati e quanto dolore, per capire che una svolta era indispensabile e soprattutto possibile? L’amarezza più grande, oggi, è leggere quanto ha sostenuto a proposito del “recupero” del tempo perso in dad. La frustrazione più bruciante è capire che anche lei, nonostante i suoi titoli, il suo curriculum, è caduto nella trappola di dire la sua, senza interpellare chi nella scuola vive, opera, soffre quotidianamente. E soprattutto gioisce: per la bellezza, per la creatività, per l’empatia, per l’eterna giovinezza di un mestiere meraviglioso, nonostante tutto. Nonostante Lei.

Cordialmente, Nunzia Pendino

Tutti decidono come se il personale scolastico non esistesse….!! Eppure ,quando occoŕre come in questa pandemia, senza che nessuno indicasse il da farsi, i docenti in particolare si sono prodigati in tutto e per tutto!!! .. Pensassero di ridurre il numero degli alunni per classe, dare strutture più adeguate e non essere costretti a misurare il centrimeto per fate entrare i banchi, nominare per tempo debigo gli insegnanti e non ad anno iniziato e così via….!!! Dare un tempo di qualità e non di quantità!!!

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Pietà per la nazione

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Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore

e i cui pastori sono guide cattive.

Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi,

i cui saggi sono messi a tacere.

Pietà per la nazione che non alza la propria voce

tranne che per lodare i conquistatori

e acclamare i prepotenti come eroi

e che aspira a comandare il mondo

con la forza e la tortura.

Pietà per la nazione che non conosce

nessun’altra lingua se non la propria,

nessun’altra cultura se non la propria.

Pietà per la nazione il cui fiato è danaro

e che dorme il sonno di quelli

con la pancia troppo piena.

Pietà per la nazione – oh, pietà per gli uomini

che permettono che i propri diritti vengano erosi

e le proprie libertà spazzate via

Patria mia, lacrime di te dolce terra di libertà.

(Khalil Gibran)

Sul settimanale “La Libertà”di Reggio Emilia … “Natività Distanziata”

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Un polittico ,dipinto su nove tele ,   di Caterina Di Caterino è in esposizione

fino al 31 Gennaio 2021

nella Chiesa del Buon Pastore a Reggio Emilia

 

 

Spaced nativity/Natività distanziata

Sarà Natale anche quest’anno, nella chiesa del buon pastore a Reggio Emilia come in tutte le chiese del pianeta.
Proprio in tempi storici pandemici come questi, che gli artisti hanno l’opportunità, con tutta la loro umanità, di connettere e sondare la tensione di ricerca artistica e spirituale alla propria religione.

In quest’ottica, l’artista e cristiana, Caterina DI Caterino, napoletana di nascita ed Emiliana d’adozione, solcando la tradizione del presepe Napoletano, e di tutta la cultura che a partire da Giotto, nel narrare il mito cristiano studia l’umanità presente, ha inserito nel fulcro del presepe su tela, già presentato lo scorso natale, due tele con dei personaggi

contemporanei, non più di sei per tela, il distanziamento sociale questo Natale sarà imperante.
Nel polittico pittorico ci sono autorevoli personalità pubbliche come il premier Conte, Papa Francesco e il cardinale Comaschi, ma anche delle figure dell’universo intimo e familiare dell’artista, che passerà questo natale distanziata dai suoi cari, con i quali idealmente si ricongiunge a distanza con questo presepe, non a caso tra i personaggi rappresentati con Papa Francesco, il premier Conte, e la stessa artista con una delle gatte che da sempre animano e accompagnano i suoi spazi privati domestici, ci sia anche io, il fratello, la famiglia resta sempre comunità, anche quando distanziata resta mistero dell’origine e ricerca del senso della propria esperienza terrena attraverso la fede.

 

 

La mia mamma

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Spinta  dalle bellissime immagini di mamme , pubblicate  sui social  , postate da amici , colleghi , parenti ecc.  elogiate dai figli , dai mariti , “congiunti” e loro cari, anch’io , incapace di astenermi , mi attivo a pubblicare , non tanto per la “la festa della mamma” , che ricorre questo mese ,  ma per  la sua nascita   e per non dimenticarla più,  lasciare tracce sul web è un po’ come immortalarle  .  Nata il 15 Maggio del 1913 in Via Merliani N. 17  Napoli ,  permette di capire che è  tanto tempo fà  e che io stessa non essendo  giovanissima , giustifico il  timore di dimenticare.  Nella foto del 1938  , la mia mamma , di nome  Nina ,  ha circa 25 anni . La sola immagine ,  ferma nel tempo , conseva il suo sguardo, il suo sorriso , suscita in me una grande emozione , sono io che vado indietro nel tempo o è lei che magicamente  ricompare in questa vita tanto diversa  , l’epoca dei social , come un qualsiasi evento quotidiano  ?

 Nella foto , la mia mamma , ancora non era sposata , io non ero ancora nata. Mi raccontava , quando era ancora con noi , che la foto fu inviata ad Addis Abeba in Etiopia  , dove il mio futuro papà era militare . Proprio quell’anno si sposarono per procura , lei in compagnia della sua mamma , mia nonna Giggetta , raggiunsero  lo sposo in Africa. I miei primi 2 fratelli, Romeo e Salvatore ,  sono nati li , in Africa  prima della guerra …………….. la storia è lunga , forse un giorno la racconterò tutta!!

 Ovunque tu sia , Buon Compleanno Mamma , tanti AUGURI! Tu sei sempre con noi, nei nostri pensieri , nei nostri cuori !

P.S.  la poesia di Rita ricopiata da un precedente articolo……

LA MIA MAMMA

 La mia mamma aveva il profumo delle mamme,
profumo di rose  quando cantava “la vie in rose “,

profumo di violette quando faceva buffe piroette,

profumo di pane sfornato quando preparava il pranzo,

profumo di mughetto quando spiava le mie incertezze,

profumo di sole caldo quando tremavo per la febbre,

profumo d’arancio quando si alterava,

profumo di sandalo quando pregava,

profumo di giglio quando insegnava,

profumo di ginestre quando manifestava
le sue  preoccupazioni, 

profumo di lavanda quando stendeva i panni,

profumo di limone quando lavava i piatti.

 Era un bouquet di fiori profumato e variopinto
poi…………
   i fiori incominciarono a scolorirsi
  ma il profumo è rimasto…
ancora adesso…
  nella sua casa, nei suoi cassetti.
……………
Era la mia mamma ed aveva il profumo delle mamme.

                         Scritta da   RITA  , mia sorella.

Oggi 15 Maggio 2017 la mia mamma compirebbe 103 anni, sono 18 anni che manca , ma io la sento sempre presentela-mia-mammaLa mamma alla finestra tra i gerani rossi

……mi sono arrivate alcune foto che vorrei condividere risalgono a circa 70 anni fa , per me preziosissime oltre che magiche .Se non fosse per la tecnologia di oggi non le potrei mai rivivere come argomento quotidiano

I miei genitori , la piccola bimba sono io
Maria piccola, così mi chiamavano per distinguermi da un’altra Maria che abitava alla porta accanto , un pò più grande di età .Con il passare degli anni io sono cresciuta in altezza , ma tutti i conoscenti continuarono a chiamarmi Maria Piccola.

Maggio è il mese delle rose, il mese dedicato alle mamme, il mese che precede l’estate… Il mese della semplicità…

La forza delle mani

Per chi sta sempre in biblioteca a leggere,  l’attività intellettuale è molto importante per lo sviluppo delle funzioni intellettive, ma lo sono molto di più le attività manuali  per le funzioni cerebrali. Toccando un qualsiasi oggetto riusciamo a renderci conto quali sono le sue caratteristiche fisiche e il tatto rappresenta una delle più primitive forme di comunicazione.

Significativo a tal proposito,  oggi sulla pagina di ” Poeti viandanti” …..

“.….il dolore si trasformerà nel più bel capolavoro ….”

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-Nonna come si affronta il dolore?-

– Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore, invece di ammorbidirsi, s’indurisce ancora di più.
– Con le mani nonna?
– Sì. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima. Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione. Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare.
– Davvero le mani sono così importanti?
– Si, bambina mia. Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo grazie al tocco delle loro manine. Se guardi le mani dei vecchi ti parlano della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo. Tutto ciò che è fatto a mano si dice che è fatto con il cuore. Perché è davvero così: mani e cuore sono connessi.

I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un’altra persona con le loro mani creano una connessione profonda. È proprio da questa connessione che arriva la guarigione. Pensa agli innamorati: quando le loro mani si sfiorano fanno l’amore nel modo più sublime.
– Le mie mani nonna… da quanto tempo non le uso così!
– Muovile tesoro mio, inizia a creare con loro e tutto dentro di te si muoverà. Il dolore non passerà. Ma si trasformerà nel più bel capolavoro. E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l’essenza. 
(Elena Bernabè)

Immagine di Teiho Lemaire Bennett, “Forever Young”

Napoli, capitale di un Regno

Ogni tanto qualcuno l’afferma con convinzione ,  la conosce bene , è  la propria città , ha le proprie radici ed io ne sono felice perchè  è la verità . Questa volta a parlarne è un famoso musicista , colgo l’occasione per ribadilo e trascrivo nel mio blog la notizia

Di Napoli non sanno niente, c’è una Napoli colta, dalla storia irripetibile, che non si conosce“. Parole del maestro Riccardo Muti, presente oggi nella città partenopea per l’apertura della mostra “Carta Bianca” al Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Girando in giro per il mondo combatto continuamente contro un luogo comune. Di Napoli non sanno niente, conoscono le sue bellezze, certo, ma c’è una Napoli colta, una Napoli di una storia irripetibile,che non si conosce” spiega il maestro. Molto spesso si parla della delinquenza napoletana. E ci si dimentica – prosegue Muti – che al mondo esistono città dove la gente muore numericamente ogni giorno molto di più che al Napoli. Ci sono state pubblicità negative che continuano a dominare e che oscurano la sostanza vera di una città unica al mondo. C’è un centro artistico che si mangia qualsiasi altra città al mondo“.

Un passato, secondo Riccardo Muti, un po’ troppo dimenticato e non coltivato a dovere: “Quanti oggi si rendono conto a Napoli di avere un tale passato – si chiede – come napoletano che gira il mondo mi ribello sempre a questa immagine folcloristica della città che viene portata avanti, con delle canzoni che si piangono addosso, cantate non come dovrebbero essere cantate, ma urlate, e con l’immagine di spaghetti, pomodoro e mamma. La verità è che non abbiamo fatto molto per portare l’attenzione del mondo su Napoli. È vero, c’è l’attenzione di quelle poche persone nel mondo che conoscono il valore di Napoli, ma dobbiamo fare molto di più per comprendere che si fa parte di una storia e di una città dove si può ripercorrere tutta la storia dell’umanità dai Greci fino a oggi: quale altra città può metterci in contatto fisicamente con la storia dell’umanità, se non Napoli? Se l’America avesse il Museo di Capodimonte lo conoscerebbe tutto il mondo e l’avvicinarsi a tale patrimonio sarebbe un atto di sacralità“.

Rispetto per chi prega e crede

Papa Francesco: l'indulgenza plenaria in una piazza San Pietro ...

“HO VISTO UN UOMO

Ho visto un Uomo
vestito di bianco
e stanco
sotto la pioggia battente
e il vento freddo
salire lento
verso l’altare
carico di dolore
di sofferenza
ma anche di speranza.

Ho visto un Uomo
anziano
zoppicante
fare le tante scale
con sulle sue spalle
tutto il dolore del mondo.

Ho visto un Uomo
concentrato
nel suo silenzio
fremente
nella sua preghiera
chiedere il perdono
di tutti i peccati
degli uomini
e la loro Salvezza.

Ho visto un Uomo,
uomo fra gli uomini,
innalzarsi
su tutti
e pregare
per tutti.

Ho visto un Uomo
dire
“nessuno si salva da solo”
perché
non siamo soli
se crediamo
in Dio
e nella sua Salvezza.

Ho visto un Uomo
che,
con tutti gli altri uomini del mondo,
si salverà
perché ha creduto
e crederà
per sempre.🙏

Grande rispetto per chi crede e prega, ma anche per chi non crede ed è religioso a modo suo (la ricerca di un senso della vita).
Meno stima per chi non ricerca e non rispetta.

Nel tempo del Coronavirus

Quanti giorni ancora dovranno passare prima di tornare alle nostre abitudini quotidiane?Usciremo salvi da questa tremenda situazione? Possibile che non si era mai neanche lontanamente pensato ad una tale pandemia? Impreparati e inadeguati a qualsiasi soluzione , non ci rimane altro che stare rinchiusi nelle proprie abitazioni .Per isolare i contagi o solamente per ritardarli? Sono molto preoccupata, un tale evento non si era mai visto.Quale futuro se futuro ci sarà  si prospetta?

17 Marzo 1861: Unità d’Italia. Le verità nascoste e insabbiate

 

 

Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II

Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II

17 Marzo 1861: Unità d’Italia. Il giorno che secondo l’epopea risorgimentale ha liberato la penisola italica, e in special modo il Meridione, dallo straniero invasore ed oppressore per dare vita a un Regno libero, guidato dal piemontese Re “galantuomo” Vittorio Emanuele II. Formato grazie alle abilità politiche del conte di Cavour e a quelle militari dell’eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi,l’uomo che a capo di mille uomini e 3 cannoni riuscì a sbarcare in Sicilia e da lì fece capitolare strada facendo, e nel giro di pochi mesi, il Regno delle Due Sicilie con il suo esercito di 30.000 effettivi: un’autentica impresa, come c’è l’hanno raccontata i libri scolastici,  però ora a distanza di anni e con la consapevolezza di nuove verità  ……. è necessario  integrare a quello che ci hanno fatto credere una storia con più esatte informazioni.

Il Regno delle Due Sicilie, lungi dall’essere una nazione arretrata e governata dallo straniero, era uno Stato legittimo, sovrano e indipendente sin dal 1734-35, quando era ancora diviso nelle due corone di Napoli e Sicilia. Con i Borbone, il Sud divenne insieme all’Inghilterra e alla Francia il Paese più florido d’Europa, la meta finale e più preziosa del Gran Tour che fece dire a Stendhal nel 1817: In Europa ci sono due capitali: Parigi e Napoli”.

Le Due Sicilie vantavano vari primati, tra cui la costruzione della prima ferrovia italiana, la prima illuminazione a gas in una città italiana, il primo ponte sospeso in ferro in Italia, la prima fabbrica di locomotive e materiale ferroviario d’Italia, la prima Nazione a effettuare la raccolta differenziata e a costruire edifici antisismici, il primo osservatorio astronomico italiano.

I Borbone, inoltre, costruirono il più antico teatro operistico del mondo ancora attivo (il Real Teatro di San Carlo), la Reggia di Caserta, quelle di Portici e di Carditello, portarono alla luce gli Scavi Archeologici di Ercolano e Pompei, fondarono il conservatorio di San Pietro a Majella, l’Albergo dei Poveri, la Fabbrica di Capodimonte per le porcellane, le prime cattedre di astronomia ed economia, e… dopo aver terminato questo articolo, continuate a leggere qui.

Si capisce che una nazione, vantando così tanti orgogli, opere del genio del suo popolo e dei governi che le incoraggiavano, non potesse essere così arretrata come oggi comunemente si pensa. Il Regno delle Due Sicilie non era certo un paradiso, anzi era ben lontano dall’esserlo, tuttavia c’è da dire che le altre nazioni europee non se la passavano meglio. Il problema risiede nel fatto che si giudica con i parametri di oggi uno stato caduto nel 1861, non tenendo a mente che molte delle problematiche dell’allora regno borbonico erano presenti altresì in altri Paesi europei. Basti pensare a Charles Dickens e alle sue descrizioni delle impietose condizioni in cui versava la popolazione inglese nell’Ottocento.

 

Il reame savoiardo decise di invadere, senza dichiarazione di guerra, il Regno di Francesco II. Cugino di Vittorio Emanuele II il giovane re Borbone era appena salito al trono, prima di quanto fosse previsto, per la morte prematura di Ferdinando II suo padre. Vittorio Emanuele II fece passare come “autonoma” dalla politica sabauda la spedizione dei mille, mentre giurava amicizia a “Francischiello” e condannava le operazioni di Garibaldi.  

Nel frattempo venivano corrotti i generali ed alti ufficiali dell’esercito duosiciliano, i quali ordinavano ai propri soldati di arrendersi: ad esempio, circa 3000 soldati si ritirarono su ordine del generale Landi dopo aver quasi respinto gli uomini di Garibaldi, mentre in Calabria 10.000 uomini alzarono bandiera bianca senza sparare un solo colpo. Solo il popolo e i semplici soldati dimostrarono lealtà al legittimo re, sacrificando spesso la propria vita.

Garibaldi, arrivato nella capitale Napoli fu accolto dal prefetto Liborio Romano che mise a capo della polizia il camorrista Salvatore De Crescenzo, detto “Tore ‘e Crescienzo”, a cui fu affidato con i suoi uomini di mantenere l’ordine pubblico e supervisionare il plebiscito di annessione. La camorra, da fenomeno già esistente prima del 1861, di cui si servirono anche i sovrani borbonici per tenere sotto controllo le zone malfamate di Napoli, cominciò a quel punto il suo percorso di “istituzionalizzazione” e infiltrazione nei poteri di governo.

L’appoggio della malavita tuttavia l’eroe dei due mondi lo ebbe sin dall’inizio, quando in Sicilia si alleò con i “picciotti”. Lo stesso discorso fatto sulla camorra vale infatti anche per la mafia: i “mafiosi” altro non erano, infatti, che le guardie armate a difesa dei latifondi, ossia dei possedimenti dei proprietari terrieri. La stessa parola mafia, secondo Vincenzo Mortillaro nel suo Nuovo dizionario siciliano-italiano è una “Voce piemontese introdotta nel resto d’Italia ch’equivale a camorra”.

Giuseppe Garibaldi, successivamente, si pentì amaramente di aver fatto la campagna meridionale, rinnegando l’Unità d’Italia.

Perché invadere il Regno delle Due Sicilie? Non esistono adeguati fonti per spiegare le motivazioni di quanto avvenuto, ma soltanto delle supposizioni. Di certo il processo di unificazione non fu un movimento popolare, ma soltanto elitario, tanto che Massimo D’Azeglio ebbe a dire il celebre motto: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”.

Secondo le più comuni tesi del revisionismo del Risorgimento, l’unità italia fu dettata da motivazioni di tipo economico. Il Regno di Sardegna era allora gravato da un enorme debito pubblico: le numerose guerre intraprese nei decenni precedenti avevano portato, infatti, il Regno di Sardegna sull’orlo del fallimento. Nel Mezzogiorno invece l’economia era diversificata e sotto controllo, un lungo periodo di pace aveva favorito la stabilità economica. Il solo Regno delle Due Sicilie possedeva, nel 1860, una quantità di oro pari al doppio dell’oro di tutti gli altri stati della penisola italiana messi insieme, 60 volte superiore a quello dei Savoia.

La Storia stravolta e nascosta non termina qui però, perché c’è il capitolo degli stermini. Con l’invasione savoiarda le città meridionali eccidiate furono più di 100, in cui persero la vita migliaia e migliaia di civili compresi bambini e donnele quali furono prima stuprate: tra le stragi più efferate ci sono quelle che furono condotte a Bronte, MontefalcionePontelandolfo e Casalduni. Gli inglesi, nemici delle Due Sicilie che appoggiarono la campagna sabaudo-garibaldina, rimproverano l’eccessiva ferocia degli invasori.
I soldati dell’ex esercito duosiciliano che oggi sarebbero definiti “partigiani”, furono allora etichettati come “briganti”, fuorilegge da mettere a morte e con i cui corpi senza vita e le teste mozzate si fecero fotografare i carabinieri e i bersaglieri. I fautori dei massacri, quali Cialdini e Nino Bixio (conosciuto come “la belva” tra i contadini del Mezzogiorno) furono autori di crimini contro l’umanità che lo Stato Italiano ha eletto a eroi e Padri della Patria. Oggi, a oltre 150 anni di distanza, si sta cambiando nome alle strade intitolate al generale Cialdini, e non solo nel Meridione: Mestre, infatti, fu uno dei primi comuni ad approvare una delibera che cambiava nome a una piazza a egli intitolata.

Dall’unificazione in poi ebbe inizio il declino sociale ed economico del Mezzogiorno: Sicilia, Calabria e Puglia erano le prime 3 regioni della penisola per numero di operai nel 1860, oggi sappiamo in che condizioni si trovano. Nacque la questione meridionale per risolvere la questione settentrionale.
“Quando fu fatta l’unità d’Italia ,in Sicilia avevamo 8000 telai, producevamo stoffa. Nel giro di due anni non avevamo più un telaio. Funzionavano solo quelli di Biella. E noi importavamo la stoffa. E ancora oggi è così”. Così si è espresso Andrea Camilleri in un articolo apparso su L’Unità del 21 gennaio 2008.

Queste sono le parole Fëdor Michajlovič Dostoevskij sull’appena nato Regno d’Italia: “Per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, […] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!”.Ecco un ritratto allora diverso dell’Unità d’Italia, un ritratto che porta alla mente quello letterario di Dorian Gray, opera di Oscar Wilde, il cui viso dipinto riporta i segni di tutte le brutture e le corruzioni e che il suo proprietario nasconde così sotto un telo, per non renderlo visibile: come Dorian Gray, anche l’Italia deve finalmente squarciare un quadro fatto di menzogne. Solo rendendo giustizia alla Storia si può guardare avanti, solo riconoscendo gli errori del passato si può superare la rivalità tra Nord e Sud. Un Sud che merita, e deve pretendere, un risarcimento soprattutto morale e il riconoscimento di quanto abbia perso grazie a un’Unità d’Italia fatta male. L’unificazione forse sarebbe avvenuta lo stesso, sorretta dalla volontà popolare e non fondata su violenza e soprusi.

Non c’è niente da fare, Alexis de Tocqueville diceva che la storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie, in un certo senso vale a dire che la storia si ripete (N. Machiavelli).

VERGOGNA! – Questa è la vera storia d’Italia

Giancarlo Padula

85.000 persone uccise nel Meridione, 500.000 arrestate, molti delle quali deportate nei lager sabaudi a Finestrelle, località a 2000 metri in Piemonte, dove i prigionieri venivano sciolti nella calce viva; 62 paesi distrutti e incendiati. Tutti gli ordini religiosi soppressi da una legge dello Stato. Persecuzioni ai cristiani.
Questo è stato il Risorgimento italiano.
E’ bene finalmente sapere che il Risorgimento è stata un’invenzione a tavolino della massoneria internazionale e che i veri eroi dell’Italia non sono stati i vari Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Cavour, ma, se di eroi si deve parlare, questi furono gli insorgenti del Sud, invaso dalla orde massoniche dello stato sabaudo. Una vicenda taciuta, offuscata e manipolata, di cui ancora l’Italia paga durissime conseguenze.

Lo sapevate che Garibaldi si lasciò crescere i capelli perchè in Sud America violentò una ragazza che gli mozzò un orecchio con un morso?
Il tricolore era il simbolo della massoneria emiliana?
Tra i primi lager della storia ci sono quelli italiani?
Il trombettiere del generale Custer nella sconfitta di Little Big Horn
era un emigrato di Salerno?

In Italia è nato il gravissimo fenomeno dell’emigrazione. Una storia taciuta, insabbiata, distorta. In questa nostra società distratta e superficiale, assonnata o frastornante banalità, affollata da una miriade di mezzi di informazione e comunicazione che bombardano ogni giorno i nostri cervelli, questo è un libro che vuol far riflettere. Un giornalista autentico non si da pace finchè la verità non viene a galla. Il giornalista deve essere, sempre senza compromessi per la verità.
Costi quello che costi. Negli anni dell’Unità, i mezzi di comunicazione erano pochissimi e tutti manipolati dal potere, da un nuovo piccolo stato indebitato fino al collo è che ha voluto fare l’Italia con la forza.

In attesa della Pasqua , l’albero invernale della scuola si trasforma in albero primaverile

 

Finito il Concorso di Arte e Collage , Caterina ,che insegna  -Arte e Immagine- in una scuola media , si prepara a trasformare l’albero invernale di Natale che domina ancora  nel corridoio della scuola ,  in albero primaverile pasquale. Gli addobbi non sono  più  fiocchi e stelle di neve ma  uova , uccellini e cuoricini  elaborati  con carte e cartoncini  ccolorati nei modi più fantasiosi  dai suoi operosi alunni. L’immagine è un buon  punto di partenza per la realizzazione  ma nel corso del lavoro si assiste a un continuo divenire di modifiche e trasformazioni, per arrivare   a qualcosa completamente  diverso . Renderò il risultato alla fine dei lavori! Sarà, come sempre, una sorpresa anche per l’insegnante e per gli alunni!

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Si riparte dal tronco , che da innevato ritorna ad essere più o meno marrone ………….L'immagine può contenere: pianta

 

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Oggi 19 Marzo i fiocchi azzurri sono stati sostituiti da grandi margherite bianche…….i lavori proseguono a giusto ritmo

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