A chi non c’è più

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Ti cerco. Incessantemente.
Cerco le tue dediche sui libri, le tue foto negli album dei ricordi, i tuoi mi piace ai vecchi post sui social.
Ti cerco nei profumi che usavi, nei colori che più ti piacevano.
Ti cerco tra le onde del mare, consapevole che a te il mare piaceva di più quando era calmo e piatto come una tavola.
Ti cerco nelle sfumature di rosa e arancione dei tramonti, tra le stelle quando è notte.
Ti cerco sul balcone di casa dove ti affacciavi spesso e osservavi il mondo andare avanti. Adesso faccio lo stesso e non riesco a capacitarmi di come ci riesca se tu non ci sei.
Ti cerco tra i fiori, tra le orchidee e i fiori d’arancio.
Ti cerco tra i versi di canzoni che in realtà non hai mai ascoltato.
Ti cerco tra i racconti e i ricordi delle persone che ti hanno amato e che ti amano ancora.
Ti cerco nel mio sorriso.
Ti cerco. Incessantemente. Disperatamente.
Ti cerco. E ti trovo dentro me.
Sappi che ti sento, ma che fa male lo stesso.
Mi manchi. Irrimediabilmente.
Ma ti amo. Imprescindibilmente.❤️ 

Lettera aperta a Draghi

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LETTERA DI UNA COLLEGA SALERNITANA A DRAGHI :in risposta alla sua affermazione populista del recupero del “tempo perso” in DAD“Gentile signor Draghi,Sono un’insegnante di Italiano e Latino, nel liceo classico di una cittadina della provincia salernitana. Ho capito che, se perfino Lei, neanche arrivato a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio, sente il bisogno di dire la sua sulla scuola, allora veramente non abbiamo alcuna possibilità di sopravvivenza.La scuola pubblica, nell’ultimo anno, ha compiuto un “salto” in avanti di almeno vent’anni, rendendo possibile e concreto quello che sembrava futuristico, fantascientifico.Collegi e Consigli online, video/ audiolezioni in chat, compiti caricati su piattaforme dedicate… Una rivoluzione copernicana, a costo quasi zero

Dico “quasi”, perché un prezzo c’era, e quello più alto lo hanno pagato gli insegnanti, gli studenti e le loro famiglie.Gli insegnanti, soprattutto.Difatti, con uno sforzo silenzioso, con umiltà, con coraggio, si sono rimboccati le maniche, e hanno inventato e realizzato – molto prima delle fumose linee-guida emanate dal ministero – una nuova modalità di “fare scuola”, mossi solo dal desiderio di non abbandonare i propri studenti, di conservare con loro la relazione personale, e soprattutto di preservare il progetto educativo con cui accompagnarli nella loro crescita culturale. E nel contempo di continuare a guadagnarsi con onestà il loro “congruo” stipendio. E mentre gli insegnanti (sempre loro, questi sfaticati!) si arrovellavano per cercare di non perdere uno solo dei loro allievi, sa cosa si scopriva ? Che l’ora di lezione, benché “ridotta” di un quarto d’ora (in ossequio alle norme di tutela della salute), rendeva almeno il doppio dell’ora canonica di 60 minuti. Eh sì, caro signor Draghi! La didattica a distanza ha giocoforza allontanato da sé tutti quegli eventi che ogni giorno, ogni santo giorno, invadevano le lezioni, “prelevando” i ragazzi, che venivano invitati a seguire conferenze su temi culturali, politici, sociali, a offrirsi come pubblico alla presentazione di volumi, ad assistere alle kermesses delle mille università che si mettevano in vetrina. I nostri ragazzi, merce da scambiare per ossequiare il politico, lo scrittore, lo scienziato di turno, in barba ai loro interessi, alle loro scelte. E così finalmente la scuola, da circa un ventennio venduta alla pseudo-politica del territorio, si è ripresa sé stessa! C’era veramente bisogno di un virus venuto da lontano? C’era veramente bisogno di 90.000 morti e non so più quanti ammalati e quanto dolore, per capire che una svolta era indispensabile e soprattutto possibile? L’amarezza più grande, oggi, è leggere quanto ha sostenuto a proposito del “recupero” del tempo perso in dad. La frustrazione più bruciante è capire che anche lei, nonostante i suoi titoli, il suo curriculum, è caduto nella trappola di dire la sua, senza interpellare chi nella scuola vive, opera, soffre quotidianamente. E soprattutto gioisce: per la bellezza, per la creatività, per l’empatia, per l’eterna giovinezza di un mestiere meraviglioso, nonostante tutto. Nonostante Lei.

Cordialmente, Nunzia Pendino

Tutti decidono come se il personale scolastico non esistesse….!! Eppure ,quando occoŕre come in questa pandemia, senza che nessuno indicasse il da farsi, i docenti in particolare si sono prodigati in tutto e per tutto!!! .. Pensassero di ridurre il numero degli alunni per classe, dare strutture più adeguate e non essere costretti a misurare il centrimeto per fate entrare i banchi, nominare per tempo debigo gli insegnanti e non ad anno iniziato e così via….!!! Dare un tempo di qualità e non di quantità!!!

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La teoria dei girasoli

Conoscete la teoria che riguarda i girasoli? Seguitemi bene perchè è anche la mia teoria . I girasoli sono dei fiori particolari, nascono, vivono e muoiono per il sole. Così come alcune persone che io chiamo girasoli, loro vivono per l’amore, amano la vita, amano l’amore in tutte le sue forme, sono persino un pò attratte dalla sofferenza, come il fiore che vive di tristezza quando il sole va via. Le persone girasole sono persone particolari, le noti subito perchè hanno una strana luce dentro gli occhi e sono belle,belle da morire e lucenti, come un fuoco che arde. È difficile spegnere certe persone,a volte si spengono da sole, mai per gli altri e hanno questa capacità di illuminare ogni cosa che hanno intorno. Fateci caso,a volte ci sono delle persone che incontrate e vi sentite migliori, perché loro questo fanno, vi fanno sentire qualcos’altro, qualcosa di buono, qualcosa che brilla. I girasoli illuminano ogni posto in cui mettono piede. Sono fatte così loro. Non puoi non amarle, non puoi spegnerle, non puoi non brillare accanto a loro. Sono dei fiori, ma profumano di cielo.

Lettera Aperta Scuola Soluzione Covid19

LETTERA APERTA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIUSEPPE CONTE
AL MINISTRO PER L’ISTRUZIONE LUCIA AZZOLINA
AL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE VINCENZO DE LUCA
ALL’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI LUCIA FORTINI
AL SINDACO DI NAPOLI LUIGI DE MAGISTRIS
Siamo un ampio gruppo di docenti, tutti dell’Alberti di Napoli, un liceo apprezzato e cercato da una platea di studenti sempre più vasta.
E anche in ragione di questo prestigio, frutto di un lavoro appassionato, vogliamo che la città conosca il forte nostro disappunto in merito alla catena di decisioni che, partite dall’Esecutivo e in ultimo confermate da un magistrato del Tar regionale, ci obbligano, accanto ai colleghi degli altri ordini di scuola, a un abrupto rientro in classe in piena pandemia.
Questa scelta è fuor di misura per più motivi, innanzitutto pertinenti gli spazi interni ed esterni alle scuole.
GLI SPAZI INTERNI
I presìdi concepiti per la tutela della salute di professori e allievi sono del tutto insufficienti. Dal metro tra due “rime buccali” – una misura inefficace, non scientifica perché frutto di un compromesso al ribasso tutto politico – alle mascherine che gli studenti non sopportano per più di mezz’ora di seguito. Chi crede il contrario, non ha mai frequentato una classe di liceo da docente.
Sulle finestre da tenere aperte per il ricambio dell’aria, nulla diciamo per carità di patria. La soluzione – arcaica e comicamente deamicisiana – si giudica da sé e, più ancora, giudica chi l’ha formulata.
L’aula resta dunque IN SÉ un potentissimo vettore di contagio. L’aerosol al Covid vi si accumula e colpisce i ragazzi, che forse si ammalano poco ma spargono il contagio tra amici e, a casa, tra genitori e parenti anziani. E, se permettete, quell’aerosol colpisce anche noi professori e quindi, indirettamente, le nostre stesse famiglie. Mentre scriviamo lo ha appena ribadito in TV e per la volta ennesima, il professor Walter Ricciardi: vox clamantis in deserto.
Ancora: gli ingressi scaglionati, le uscite sfalsate e i doppi turni, se forse attutiscono – in realtà lo spalmano nell’arco della giornata intera – l’impatto degli affollamenti esterni alla scuola, lasciano irrisolto il punto della salubrità delle aule. Nelle quali, seguendo anche alla lettera le modeste norme in vigore, si realizza nella pratica UN ASSEMBRAMENTO di quattro o cinque ore. Una situazione non tollerata, e a ragione, nei pubblici locali di svago, intrattenimento o d’altra natura.
Altro si doveva fare, altre scelte andavano assunte. Ma nulla è venuto dalle istituzioni competenti. Pervicacemente e testardamente.
Era necessario:
dividere le classi, non accorparle, come ancora si è scelto di fare in piena pandemia, l’estate scorsa, per puri, rozzi obiettivi di cassa.
Con classi meno numerose – in Italia le prime superiori si formano se di numero pari o maggiore a 27 allievi – i docenti avrebbero avuto a che fare con gruppi, bilanciati e gestibili, di quindici, sedici unità. Come avviene nei paesi civili con cui amiamo paragonarci. Pandemia o non pandemia;
un’assunzione di massa di tutti gli abilitati. Un “tutti i vivi all’assalto”, insomma. Una scelta pragmatica e, nel caso, obbligata dalle circostanze. Si è invece preferito indire un lunare concorso la cui conclusione, al netto di inevitabili ricorsi, è sulle ginocchia di Zeus;
su un piano molto concreto, materiale, era necessario, è necessario e quasi vitale il pronto acquisto di sanificatori/purificatori d’aria, la cui messa in opera è assai semplice. Sarebbero stati infinitamente più utili dei banchi monoposto, statici o “a rotelle” che siano.
GLI SPAZI ESTERNI: ASSEMBRAMENTI E TRASPORTI
Nulla di concreto e decisivo è stato fatto in proposito. A proposito degli assembramenti in entrata e in uscita di scuola, so parlato dell’intervento di personale della Protezione Civile. Ma al momento, per ciò che concerne gli ordini scolastici inferiori e le medie, si è trattato dell’ennesima promessa a vuoto.
La drammatica situazione del pubblico trasporto, segnatamente a Napoli e nelle sua provincia, non ha conosciuto, allo stato, significative implementazioni né miglioramenti quantitativi o qualitativi apprezzabili. I mezzi restano scarsi, poco performanti, non controllati. Siamo insomma nella stessa situazione del marzo e del settembre 2020. Il “tavolo” con la Prefettura ha partorito scelte insufficienti e destinate, allo stato, a restare quasi del tutto sulla carta.
Gli allievi e i professori arriveranno dunque a scuola, a meno di non usare mezzi privati, a bordo di rari carnai, in cui distanze e tutele son destinate a restare flatus vocis. Chiacchiere, cioè.
Nelle aule, pronte a riempiersi di aerosol al Covid, accedono così ragazzi e professori già entrati in contatto col virus.
LA SOCIALIZZAZIONE E LA DAD
Voci molteplici e pensose si sono alzate, sui media, in difesa della scuola come spazio di una “socializzazione” che la DAD inibirebbe.
Bastino due osservazioni:
non si comprende dove e a quale livello si collochi la socializzazione in una didattica in presenza durante la quale non ci si potrà accostare l’uno all’altro, chiacchierare tra studenti, tra colleghi oppure organizzare uscite didattiche o semplici pause di alleggerimento: gli intervalli. Nelle scuole si respirerà e già si respira una tetra atmosfera ospedaliera, al netto della sicurezza igienica che almeno offre un nosocomio;
in DAD la socializzazione si realizza egualmente. In modi e a livelli diversi ma, allo stato, certo più intensi che non in un ambiente in cui ogni movimento deve o dovrebbe essere controllato e misurato. Infine: la socializzazione, pure importantissima, non è lo scopo primario della scuola. È solo un mezzo attraverso cui si realizza l’unico vero fine della didattica: la formazione della persona, in termini civili e culturali. La scuola, insomma, non è o non è, almeno in misura eminente, un luogo di incontro. È innanzitutto lo spazio della conoscenza, trasmessa e liberamente discussa.
L’EFFICACIA DELLA DAD
L’errore di fondo è stato il creare una ficta alternativa tra lezione in presenza e DAD. QUESTA ALTERNATIVA NON C’ERA E NON C’È; è solo una forzatura paralogica, che ha finora prodotto – e non poteva essere diversamente – precipitose macchine indietro e chiusure delle scuole sine die. L’ALTERNATIVA VERA ERA TRA DAD – che è tener lezione con altri mezzi; non è “chiudere le scuole”, come si ripete buffamente – E IL NULLA, ossia il deserto didattico che l’Italia conobbe, ad esempio, tra il ’43 e il ‘45. O quello che Napoli patì durante il colera o dopo il terremoto del 1980. Quando le scuole restarono chiuse per mesi e mesi.
La soluzione del 50 % in classe e del 50% in casa al PC – la cosiddetta didattica mista – NON FUNZIONA. Non può funzionare e lo capisce chiunque abbia fatto DAVVERO lezione. E’ un assurdo didattico perché obbliga il docente all’assunzione, contemporanea e dunque impossibile, di due stili comunicativi: uno per chi è in aula e uno per chi è a casa. E’ stata sperimentata e si è notato che il docente finisce con l’interagire davvero solo con chi è in classe. FATALMENTE. Ritmi, scelte lessicali, costruzione della lezione sono profondamente differenti, in presenza o in DAD. Ora, costringere un professore a parlare a mezza classe presente e a mezza appollaiata alle finestre di Google Meet, equivale a gettarlo in una zona grigia che favorisce SOLO chi in aula fisicamente c’è ed entra in empatia con il docente. I ragazzi collegati in remoto rimangono figurine sullo schermo, mute o semimute.
LA SOLUZIONE SEMPLICE
E dunque: SI VACCININO I RAGAZZI DAI 14 ANNI IN SU. VACCINATE NOI DOCENTI e si dotino le aule di sanificatori. dell’aria. A queste condizioni torneremo in classe di corsa. Perché è quello il nostro posto. In cui però vogliamo lavorare in SICUREZZA. Quella sicurezza che siamo sovente sollecitati a rispettare da “esperti” che vengono seriosamente a spiegarci che infilare le dita in una presa di corrente è pericoloso quanto spengere un cortocircuito con una secchiata d’acqua.
I professori
Antonia Lopez, Myriam Bani, Patrizia Iacomino, Valeria Di Ieso, Stefania Felicità, Simona Valentino, Paola Villanis, Luisa Scarano, Elisabetta Leo, Lucia Gangheri, Ciro Fiorentino, Maria Luisa Pirrò, Flora Rugiero, Anna Greco, Diana Dorato, Ernesta Carloni, Debora Cretella, Francesca Aurelio, Emilia Pepe, Marilisa De Rosa, Carlo Pelliccia, Laura Letizia, Daniela Mancaniello, Annamaria Parascandolo, Geraldina Galante, Maria Elisa D’Angelo, Flavia Benedetto, Nadia Pennino, Marilisa De Rosa, Paula Magrini, Manuela Torre, Lucio Galdo, Emilia Parente, Valeria D’Avenia, Anna Calabrese, Valeria Plutino, Flavia De Masi, Alessandra Ruggiero, Rosa Anna Di Pasquale, Anna Guida, Vittorio Sommella, Giuseppe Bordoni, Daniele Vaccaro, Giovanna Melchiorre, Maria Rosaria Ficalora, Alessandra Russo, Roberta Infranca. Sabrina Ilardi, Egle Esposito, Maurizio Oberholtzer Ornella Sabatino Mirtha Spera, Viviana Morgera e Biagio Buonomo.

Pietà per la nazione

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Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore

e i cui pastori sono guide cattive.

Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi,

i cui saggi sono messi a tacere.

Pietà per la nazione che non alza la propria voce

tranne che per lodare i conquistatori

e acclamare i prepotenti come eroi

e che aspira a comandare il mondo

con la forza e la tortura.

Pietà per la nazione che non conosce

nessun’altra lingua se non la propria,

nessun’altra cultura se non la propria.

Pietà per la nazione il cui fiato è danaro

e che dorme il sonno di quelli

con la pancia troppo piena.

Pietà per la nazione – oh, pietà per gli uomini

che permettono che i propri diritti vengano erosi

e le proprie libertà spazzate via

Patria mia, lacrime di te dolce terra di libertà.

(Khalil Gibran)

Ischia- street art illumina il centro di Forio

Si è rivelata un vero e proprio successo l’iniziativa che ha portato un’esplosione d’arte nel Comune del Torrione con una originale interactive performance

l centro di Forio si anima di nuovi colori grazie al Lockdown/Social  di Ischia Street Art, il nuovo intervento urbano che, sabato 30 maggio, ha portato un’esplosione d’arte nel pieno centro dell’isola.

Lockdown/Social ha visto il gallerista attivista Salvatore Iacono, ideatore e fondatore di Ischia Street Art Gallery, esibirsi in un’interactive performance che ha dato vita all’urban exhibition dell’”artivista” Mimmo Di Caterino, presentata da un testo critico del celebre street artist inglese Banksy.

L’ex

ibition, nata dall’esigenza di denunciare il lockdown e il periodo di isolamento connesso al distanziamento sociale, pone interrogativi sullo stato dell’arte e sul futuro degli artisti, in particolare degli street artist, in questo delicato momento storico, sottolineando come l’arte può resistere a ogni forma d’arresto imposto, rendendola fruibile, sempre e ovunque, attraverso una mostra, permanente nella sua effimera temporaneità, accessibile a tutti e in qualsiasi momento. La performance di Salvatore, documentata video-fotograficamente con la presenza di un drone, si è conclusa con successo, realizzando il posizionamento, lungo tutto il traforo di via Giacomo Genovino, dei pannelli di plastica dipinti da Di Caterino nel periodo di quarantena, quando l’artista, costretto a un isolamento forzato, ha dato vita a una serie di opere che sono alla base di Lockdown/Social. I pannelli, incollati alla parete di cemento, non saranno più recuperati, lasciati al lavorio del tempo e alla naturale dissoluzione dei materiali, in uno spazio urbano che si trasforma continuamente, interagendo col tessuto culturale, sociale e tradizionale del posto.

Il lavoro che da anni svolge Salvatore Iacono con Ischia Street Art Gallery, una “non-galleria”, una galleria a cielo aperto, centro d’arte e luogo multi-operativo, promulgatore di una cultura artistica e di rilancio del territorio, attrattiva turistica e snodo centrale di aggregazione sociale, è un lavoro più che significativo, essenziale per l’intera comunità dell’isola ma anche per tutti quegli artisti socialmente impegnati che trovano nella gallery un modo nuovo per esprimersi.

ISCHIA STREET ART GALLERY

Ischia Street Art Gallery è il primo modello di galleria d’arte interattiva per il sociale al mondo, uno spazio underground dedicato a espressioni, cultura e concetti di arte urbana, un centro privato ma aperto a tutti che diviene luogo di riflessione, di provocazione senza censure, di dialogo, perché no, di conflitto aperto e addirittura strumento di rieducazione civica. Uno spazio espositivo che supera il concetto di galleria d’arte anche perché il visitatore non è più un’ombra vagante e sconosciuta che conserva e porta via con sé le proprie emozioni, ma viene coinvolto in prima persona e da elemento passivo diviene attivo avendo la possibilità di “taggare” direttamente sulle superfici già utilizzate dagli artisti una traccia delle sue impressioni, esprimendo la propria creatività con la stessa immediatezza di una scritta-simbolo-messaggio che si può trovare nei bagni delle scuole, nelle gallerie e sui treni delle metropolitane, in certi posti meno esposti alla vista di tutti come sottopassaggi, stazioni ferroviarie, pareti delle celle delle prigioni, addirittura su alcuni monumenti o all’interno di edifici storici. In maniera civile o incivile la gente tende ad apporre un segno, una testimonianza del proprio passaggio o a dichiarare le proprie sensazioni di un momento particolare persino sulla corteccia degli alberi. Da questo istinto ancestrale di comunicazione, in fondo, è nato il writing, il graffitismo e in ultimo la street art, e allora, perché non farlo in una galleria rendendola il “latore” autorizzato di un messaggio creativo?

I.S.A.G. intende presentare l’opera d’arte intesa non più come mera rappresentazione di una ricerca estetica o di espressione formale e neanche più come oggetto di speculazione di mercato e di investimenti finanziari, bensì veicolo di divulgazione diretta, manifesto di sdegno, di satira, di ironia, denuncia, strumento di militanza artistica nelle problematiche del sociale. Centro d’arte, luogo multioperativo non autorizzato, non ufficializzato da etichette o marchi commerciali e politici o di stato e quindi non strumentalizzabile I.S.A.G. nasce come percorso di idee e di emozioni. Promuove mostre, eventi, performance, tra cui un festival dedicato al Graffiti Writing ed alla Street Art nazionale ed internazionale che coinvolge in maniera esperienziale e creativa appassionati, gente del posto, turisti, studenti e bambini.

Spaced nativity/Natività distanziata

Spaced nativity/Natività distanziataL'immagine può contenere: tabella e spazio al chiuso
Sarà Natale anche quest’anno, nella Basilica del Buon Pastore a Reggio Emilia come in tutte le chiese del pianeta.
Proprio in tempi storici pandemici come questi, che gli artisti hanno l’opportunità, con tutta la loro umanità, di connettere e sondare la tensione di ricerca artistica e spirituale alla propria religione.
In quest’ottica, l’artista e cristiana, Caterina DI Caterino, napoletana di nascita ed Emiliana d’adozione, solcando la tradizione del presepe Napoletano, e di tutta la cultura che a partire da Giotto, nel narrare il mito cristiano studia l’umanità presente, ha inserito nel fulcro del presepe su tela, già presentato lo scorso natale, due tele con dei personaggi contemporanei, non più di sei per tela, il distanziamento sociale questo Natale sarà imperante.
Nel polittico pittorico ci sono autorevoli personalità pubbliche come il premier Conte, Papa Francesco e il cardinale Comaschi, ma anche delle figure dell’universo intimo e familiare dell’artista, che passerà questo natale distanziata dai suoi cari, con i quali idealmente si ricongiunge a distanza con questo presepe, non a caso tra i personaggi rappresentati con Papa Francesco, il premier Conte, e la stessa artista con una delle gatte che da sempre animano e accompagnano i suoi spazi privati domestici, ci sia anche io, il fratello, la famiglia resta sempre comunità, anche quando distanziata resta mistero dell’origine e ricerca del senso della propria esperienza terrena attraverso la fede.

Sul settimanale “La Libertà”di Reggio Emilia … “Natività Distanziata”

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Un polittico ,dipinto su nove tele ,   di Caterina Di Caterino è in esposizione

fino al 31 Gennaio 2021

nella Chiesa del Buon Pastore a Reggio Emilia

 

 

Spaced nativity/Natività distanziata

Sarà Natale anche quest’anno, nella chiesa del buon pastore a Reggio Emilia come in tutte le chiese del pianeta.
Proprio in tempi storici pandemici come questi, che gli artisti hanno l’opportunità, con tutta la loro umanità, di connettere e sondare la tensione di ricerca artistica e spirituale alla propria religione.

In quest’ottica, l’artista e cristiana, Caterina DI Caterino, napoletana di nascita ed Emiliana d’adozione, solcando la tradizione del presepe Napoletano, e di tutta la cultura che a partire da Giotto, nel narrare il mito cristiano studia l’umanità presente, ha inserito nel fulcro del presepe su tela, già presentato lo scorso natale, due tele con dei personaggi

contemporanei, non più di sei per tela, il distanziamento sociale questo Natale sarà imperante.
Nel polittico pittorico ci sono autorevoli personalità pubbliche come il premier Conte, Papa Francesco e il cardinale Comaschi, ma anche delle figure dell’universo intimo e familiare dell’artista, che passerà questo natale distanziata dai suoi cari, con i quali idealmente si ricongiunge a distanza con questo presepe, non a caso tra i personaggi rappresentati con Papa Francesco, il premier Conte, e la stessa artista con una delle gatte che da sempre animano e accompagnano i suoi spazi privati domestici, ci sia anche io, il fratello, la famiglia resta sempre comunità, anche quando distanziata resta mistero dell’origine e ricerca del senso della propria esperienza terrena attraverso la fede.

 

 

La mia mamma

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Spinta  dalle bellissime immagini di mamme , pubblicate  sui social  , postate da amici , colleghi , parenti ecc.  elogiate dai figli , dai mariti , “congiunti” e loro cari, anch’io , incapace di astenermi , mi attivo a pubblicare , non tanto per la “la festa della mamma” , che ricorre questo mese ,  ma per  la sua nascita   e per non dimenticarla più,  lasciare tracce sul web è un po’ come immortalarle  .  Nata il 15 Maggio del 1913 in Via Merliani N. 17  Napoli ,  permette di capire che è  tanto tempo fà  e che io stessa non essendo  giovanissima , giustifico il  timore di dimenticare.  Nella foto del 1938  , la mia mamma , di nome  Nina ,  ha circa 25 anni . La sola immagine ,  ferma nel tempo , conseva il suo sguardo, il suo sorriso , suscita in me una grande emozione , sono io che vado indietro nel tempo o è lei che magicamente  ricompare in questa vita tanto diversa  , l’epoca dei social , come un qualsiasi evento quotidiano  ?

 Nella foto , la mia mamma , ancora non era sposata , io non ero ancora nata. Mi raccontava , quando era ancora con noi , che la foto fu inviata ad Addis Abeba in Etiopia  , dove il mio futuro papà era militare . Proprio quell’anno si sposarono per procura , lei in compagnia della sua mamma , mia nonna Giggetta , raggiunsero  lo sposo in Africa. I miei primi 2 fratelli, Romeo e Salvatore ,  sono nati li , in Africa  prima della guerra …………….. la storia è lunga , forse un giorno la racconterò tutta!!

 Ovunque tu sia , Buon Compleanno Mamma , tanti AUGURI! Tu sei sempre con noi, nei nostri pensieri , nei nostri cuori !

P.S.  la poesia di Rita ricopiata da un precedente articolo……

LA MIA MAMMA

 La mia mamma aveva il profumo delle mamme,
profumo di rose  quando cantava “la vie in rose “,

profumo di violette quando faceva buffe piroette,

profumo di pane sfornato quando preparava il pranzo,

profumo di mughetto quando spiava le mie incertezze,

profumo di sole caldo quando tremavo per la febbre,

profumo d’arancio quando si alterava,

profumo di sandalo quando pregava,

profumo di giglio quando insegnava,

profumo di ginestre quando manifestava
le sue  preoccupazioni, 

profumo di lavanda quando stendeva i panni,

profumo di limone quando lavava i piatti.

 Era un bouquet di fiori profumato e variopinto
poi…………
   i fiori incominciarono a scolorirsi
  ma il profumo è rimasto…
ancora adesso…
  nella sua casa, nei suoi cassetti.
……………
Era la mia mamma ed aveva il profumo delle mamme.

                         Scritta da   RITA  , mia sorella.

Oggi 15 Maggio 2017 la mia mamma compirebbe 103 anni, sono 18 anni che manca , ma io la sento sempre presentela-mia-mammaLa mamma alla finestra tra i gerani rossi

……mi sono arrivate alcune foto che vorrei condividere risalgono a circa 70 anni fa , per me preziosissime oltre che magiche .Se non fosse per la tecnologia di oggi non le potrei mai rivivere come argomento quotidiano

I miei genitori , la piccola bimba sono io
Maria piccola, così mi chiamavano per distinguermi da un’altra Maria che abitava alla porta accanto , un pò più grande di età .Con il passare degli anni io sono cresciuta in altezza , ma tutti i conoscenti continuarono a chiamarmi Maria Piccola.

Maggio è il mese delle rose, il mese dedicato alle mamme, il mese che precede l’estate… Il mese della semplicità…